Senigallia

Si è spento il grande cuore di Aleandro Bernacchia, “l’angelo della notte” di Marzocca

Appassionato di musica, suonava la batteria in un gruppo. Lavorava all'Antico Forno Artigiano di Marzocca di Senigallia. Sabato l'ultimo addio a Monte San Vito dove viveva

Aleandro Bernacchia

MARZOCCA – Aleandro ha combattuto come fanno gli eroi. Tempra d’acciaio, cuore grande, dignità di un padre che non si arrende. Lo stesso sguardo fiero che ha trasmesso a sua figlia Monia, operatrice della Croce Gialla di Morro d’Alba. Schiena dritta e tanta generosità sono sempre stati nel Dna della famiglia Bernacchia. Prendersi cura degli altri: Aleandro ha insegnato questo soprattutto a Monia, lui che a suo modo ha sempre aiutato tutti. “L’angelo della notte”, lo chiamavano così quei ragazzi che di rientro dalla discoteca si fermavano a Marzocca di Senigallia al suo “Antico Forno Artigiano” sulla Adriatica sud, per la colazione. Non serviva solo paste e brioches, ma comprensione e umanità, spesso accompagnati da un buon caffè e dell’acqua che servivano. «Se si rimettono alla guida vanno fuori strada, io gli do il caffè, li faccio parlare e stare seduti davanti alla panetteria finché non si riprendono», raccontava sempre a chiunque gli chiedesse per quale motivo lo faceva.

Così è Monia, stesso sangue. Monia che a inizio ottobre 2020 ha perso la mamma e pochi giorni dopo, il 24, ha visto il padre amatissimo sottoporsi a un delicato intervento chirurgico per contrastare l’avanzare di un terribile male. L’inizio del calvario su un letto del reparto di Rianimazione dell’ospedale “Carlo Urbani” di Jesi, sempre in bilico tra la vita e la morte. La famiglia della Croce gialla si stringe attorno a Monia, cercando di aiutarla.

Aleandro Bernacchia

Ha lottato Monia. Così come lottava Aleandro, prima in coma farmacologico poi sottoposto a quattro interventi chirurgici. A inizio anno sembrava che le cose stessero migliorando: per il suo compleanno il 16 gennaio era tanto migliorato che Monia sperava nelle dimissioni. Ma Aleandro Bernacchia si è spento ieri mattina, 26 maggio, all’ospedale di Jesi dove era ricoverato, gettando tantissimi amici nel dolore. Aveva 70 anni, ma solo sulla carta d’identità. Il cuore era quello di un giovanotto tanto innamorato di sua figlia e della sua batteria, che aveva continuato a suonare fino a poco prima dell’intervento di ottobre. La batteria con cui si era esibito nei locali da ragazzo con la sua band. Aleandro lascia Monia, i nipoti Alice e Thiago, il fratello Alfio e la cognata Fernanda, i nipoti Moris e Samuele. «Ora puoi finalmente tornare a suonare la tua amata batteria… Fai poco casino!! Ti voglio bene», lo saluta con amore la figlia.

La salma è stata composta alla Casa funeraria di Mauro Pentericci (via Volta, Chiaravalle) dove è stata allestita la camera ardente. Amici, parenti e chiunque voglia porgere un ultimo saluto potrà farlo dalle 12 di giovedì 27 maggio.

I funerali saranno celebrati sabato 29 maggio alle ore 10 con una semplice cerimonia di commiato in piazza della Repubblica a Monte San Vito, paese dove Aleandro viveva, poi l’ultimo viaggio verso il cimitero di Monte San Vito dove riposerà. Le offerte in memoria del caro Aleandro saranno devolute alla Croce gialla di Morro d’Alba.

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