Senigallia

Migrazioni: rifugiati portano a scuola la propria esperienza grazie a Caritas Senigallia e Sai

Affrontare migrazioni, violenze e discriminazioni attraverso il racconto di chi le ha subite ed è dovuto scappare dal proprio paese. La testimonianza al liceo Medi

Migranti a bordo di una delle carrette del mare
Migranti a bordo di una delle carrette del mare

SENIGALLIA – Entra a scuola la testimonianza di chi è scappato dal proprio Paese, di chi ha subito discriminazioni e, attraverso un vero e proprio “viaggio della speranza”, è riuscito ad arrivare in Italia. È una delle attività che la Caritas senigalliese sta portando avanti da anni con studenti e studentesse delle classi quinte del liceo Perticari, del liceo Medi e dell’istituto alberghiero Panzini. Lo scopo dell’iniziativa è quella di scardinare stereotipi e falsi miti sui migranti e a dare informazioni più precise sul complesso fenomeno delle migrazioni, entrando nel vivo del sistema di accoglienza in Italia, in particolare quello del SAI, Sistema Accoglienza Integrazione, che per Senigallia e Ambito Territoriale 8 è gestito appunto da Fondazione Caritas Senigallia.

Il progetto dal titolo “Migrazioni e accoglienza: cosa ne SAI?” ha coinvolto ieri, mercoledì 14 febbraio, i giovani della classe V A Li del Medi, i quali, grazie alle specifiche competenze linguistiche, hanno potuto ascoltare la storia diretta di un uomo pakistano discriminato a livello politico e religioso. Per questi motivi S.S., docente universitario in Pakistan, è dovuto scappare dal suo Paese. Attraverso un viaggio drammatico lungo la rotta balcanica, si è lasciato alle spalle un passato che non vuole ricordare perché adesso è il momento di ricominciare. Ora vive in Italia insieme alla moglie e due figlie, ha ottenuto lo status di rifugiato politico e il conseguente permesso di soggiorno della durata di cinque anni.

Migrazioni e accoglienza, due temi di strettissima attualità, entrano nelle scuole grazie alla Caritas e al racconto dei rifugiati che spiegano con le loro parole, sentimenti ed emozioni cosa vuol dire subire violenze, scappare dal proprio paese, rinunciare a tutto ciò che si ha, agli affetti. Racconti che hanno un forte impatto su ragazzi e ragazze che spesso non riescono a credere a ciò che sentono perché bombardati da notizie – imprecise nel migliore dei casi o addirittura fuorvianti, le cd. fake news – ripetitive e allarmistiche.

«Il percorso che gli operatori del SAI propongono alle classi quinte cerca di sviluppare il senso critico e la capacità di discernere le azioni dell’accoglienza» spiegano dalla Caritas senigalliese. Lo fa durante tre incontri dedicati alla decostruzione di stereotipi e pregiudizi sulle migrazioni; all’informazione circa il sistema di accoglienza dal punto di vista giuridico e circa le forme di protezione; al dialogo con chi ha vissuto sulla propria pelle la migrazione, le violenze, i pregiudizi, la vita. Come ultimo fine c’è anche quello di promuovere un orientamento universitario e lavorativo nell’ambito socio-educativo e di descrivere le svariate figure che si impegnano nelle équipe multidisciplinari dei progetti di accoglienza.

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