SENIGALLIA – Forse troppo rigido il piano d’assetto idrogeologico che l’Autorità di Bacino ha elaborato e che recentemente è stato pubblicato per poter muovere le osservazioni, ma non bisogna dimenticare i morti e i danni che tutto il territorio ha avuto. Secondo il circolo senigalliese di Fratelli d’Italia è il risultato di decenni di malgoverno del territorio senigalliese e regionale, e solo nell’ultimo periodo con il centrodestra nel ruolo di guida amministrativa le cose stanno cambiando.
Il circolo locale di FdI non lesina critiche né al centrosinistra che ha amministrato fino al 2020 né alle associazioni cittadine e altri soggetti che rischiano di mettere in discussione tutta l’opera di mitigazione del rischio idrogeologico per «furia ambientalista».
Il P.A.I. e’ uno «strumento fondamentale per gestire il territorio rispetto al problema dell’esondazione del fiume»: la sua funzione principale è «individuare le aree maggiormente esposte al rischio idrogeologico ed, a tutela della sicurezza dei cittadini, imporre prescrizioni, ma assolve anche a quella programmatica d’individuare possibili interventi per mitigare il rischio» affermano da FdI.
Ma i meloniani di Senigallia se la prendono contro «chi oggi protesta o si meraviglia delle indicazioni dell’Autorità di Bacino», perché «dimentica che il territorio è stato martoriato da due alluvioni». «Non bisogna mai dimenticare che non va tutelato il diritto di costruire di pochi a discapito della sicurezza e l’integrità fisica di tutti. Non si governa un territorio accontentando gli amici degli amici, ma vanno individuate le criticità per affrontarle e superarle».
Quindi il nuovo Pai – che pone mezza città in zona R4 quindi a elevato rischio di esondazione – diventa per Fratelli d’Italia Senigallia un punto di partenza: da qui l’invito rivolto alla città a presentare osservazioni entro il 24 maggio 2025 per una mappatura del rischio più precisa. E in secondo luogo sollecita interventi di mitigazione rapidi: «Solo una volta realizzate opere importanti, quali le vasche d’espansione delle quali si parla da quarant’anni, il rischio idrogeologico potrà essere ridotto ed allora si potrà tornare a liberare alcune aree dalla zona rossa».