Senigallia

Memoria, l’appello dell’Anpi di Senigallia: «Il 27 gennaio non sia solo una celebrazione»

Il direttivo locale dell'associazione dei partigiani auspicano che «questo giorno sia un momento di riflessione coinvolgente: dall'antifascismo e dalla resistenza sono nate la Repubblica e la costituzione, le basi del nostro futuro»

L'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz in Polonia (foto acquisita da Wikipedia, autore: Tulio Bertorini)

SENIGALLIA – Il 27 gennaio 1945, 76 anni fa, vennero abbattuti i cancelli del lager di Auschwitz. Un giorno simbolo perché mostrò a tutto il mondo «la pagina più brutale ed efferata della storia umana». A spiegarne i diversi motivi all’origine della tragedia è l’Anpi di Senigallia che interviene sul giorno della memoria, istituito in Italia nel luglio 2000 e dalle Nazioni unite 5 anni dopo e per il quale anche nel senigalliese sono state organizzate diverse iniziative.

Lo sterminio del popolo ebraico (la Shoah) fu «frutto di scelte non di “barbari” ma di nazioni che erano state tra le più civili e sviluppate di sempre e in ogni campo, scientifico, culturale, artistico; inoltre, per realizzare le deportazioni, la prigionia, le torture, le uccisioni, la cremazione e le violenze di ogni tipo, furono utilizzate le migliori risorse tecnologiche mai possedute prima dall’uomo».

Lo sterminio, seguito alle leggi razziali del nazismo e del fascismo, provocò in Europa oltre 12 milioni di morti, per lo più cittadini di religione ebraica, ma anche cittadini con disabilità o appartenenti alle comunità rom, omosessuali, oppositori politici, testimoni di Geova, prigionieri di guerra ed altri ancora. «Nessuno poteva prevedere che i contrasti vivi all’interno delle nazioni e tra gli Stati potessero generare un esito talmente disumano. Ma, come ricorda Primo Levi, è accaduto e, quindi, può accedere di nuovo».

Da qui nasce l’appello dell’Anpi: l’associazione nazionale partigiani d’Italia – sezione di Senigallia auspica fortemente che «questo giorno non si esaurisca nella pur necessaria celebrazione, bensì sia un momento di riflessione coinvolgente, la base di un messaggio di civiltà, antifascismo e democrazia. La chiamiamo “memoria attiva”, perché il ricordo non ha senso se noi tutti non esercitiamo la sua portata educativa nel presente per la solidarietà in favore di vecchi e nuovi poveri, contro l’indifferenza; per la dignità della persona, contro ogni tipo di discriminazione etnica, di genere, sociale o religiosa; per la tutela dei diritti fondamentali alla salute e al lavoro; per la democrazia, contro ogni variante illiberale o antieuropea. Abbiamo – concludono i vertici Anpi di Senigallia – una straordinaria esperienza di valori chiamata antifascismo e resistenza, da cui sono nate la Repubblica e la costituzione: siano queste le basi del nostro futuro».

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