Senigallia

Liti familiari all’ordine del giorno: così è cresciuto Alfredo Pasquini

Una tragedia forse annunciata: i conflitti hanno spesso caratterizzato la vita del giovane, vittima del colpo di pistola sparato dal padre

La casa nella frazione Roncitelli a Senigallia, teatro dell'omicidio di Alfredo Pasquini
La casa nella frazione Roncitelli a Senigallia, teatro dell'omicidio di Alfredo Pasquini

SENIGALLIA – Un passato con molte liti e continue discussioni in famiglia. Trascorsi che hanno segnato profondamente la vita di Alfredo Pasquini e di tutti gli altri componenti di quella famiglia oggi distrutta dalle tragiche vicende delle ultime ore.

Il nucleo familiare era seguito dai servizi sociali del comune di Senigallia intorno al 2005, all’epoca della separazione del padre Loris dalla prima moglie di origini peruviane. Da quel matrimonio erano nati Alfredo e una sorella. Nell’abitazione si respirava una «situazione altamente conflittuale», spiegano dai servizi sociali, «una guerra» che quotidianamente coinvolgeva gli adulti ma ricadeva sui due figli ancora minorenni, praticamente poco più che bambini. 

Le liti hanno sempre contraddistinto l’ambiente anche negli anni successivi, quando il padre era tornato dalla Thailandia con una seconda e poi con una terza compagna di vita: i contrasti con la figura paterna si sono pian piano trasformati in veri e propri conflitti che hanno minato non solo la tenuta della famiglia, pur separata, ma la stessa stabilità psicologica di Alfredo Pasquini.

Conflitti che erano all’ordine del giorno e che sono poi sfociati ieri, 29 marzo, nella tragedia. Il padre Loris, al culmine dell’ennesimo episodio, ha preso una pistola calibro 9 e ha fatto fuoco, uccidendo suo figlio, e per questo è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela con la vittima.
Una tragedia forse aggravata dalla convivenza forzata, forse annunciata, stando anche a quanto riportato dalle forze dell’ordine più volte intervenute in quell’abitazione.

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