Senigallia

L’impegno di tutti per la sanità pubblica, a Senigallia e nelle Marche

Paolo Battisti (L’Altra Senigallia con la sinistra): «Bastano pochi casi gravi di questa nuova epidemia per mandare in tilt qualsiasi città. Figuriamoci la nostra, vittima di scelte scellerate»

L'ospedale di Senigallia: il pronto soccorso
L'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – Un solenne impegno per la tutela della sanità pubblica. Lo chiede ai candidati sindaco di Senigallia e degli altri comuni marchigiani, ai candidati alla presidenza della Regione e ai futuri consiglieri regionali il portavoce de L’Altra Senigallia con la sinistra Paolo Battisti. Perché negli anni si sono persi fin troppi posti letto, ospedali e personale non rimpiazzato che ora, alle prime difficoltà, la situazione rischia di degenerare.

Se «l’ospedale di Torrette ha dovuto ridurre l’attività radiologica, mettere uno stop all’attività chirurgica non urgente e ridurre all’osso quella ambulatoriale, rinviare tutto ciò che è rinviabile, appuntamenti, visite, interventi procrastinabili» – spiega Battisti – ciò è solo dovuto all’emergenza coronavirus, nonostante le liste di attesa solitamente importanti. Ma forse sono attività che potrebbero svolgere gli ospedali minori o i centri sanitari periferici.

Così non è, purtroppo, perché negli anni gli ospedali chiusi sono stati oltre 12. Un ridimensionamento che non permette ai presidi ospedalieri “minori” di occuparsi di ciò che l’ospedale delle eccellenze, quello dorico, si possa occupare delle tematiche più delicate.

«A Senigallia quindi come facciamo a combattere il coronavirus – si domanda Battisti – se non siamo in grado neanche di far funzionare un servizio adeguato di diagnostica per immagini? Le liste di attesa, ci dicono Volpini e Ceriscioli, sono state azzerate. Sono state azzerate perché alcune prestazioni nelle Marche non si effettuano più (tac con contrasto per esempio), quindi non ci sono più liste da fare…»

L’ospedale di Senigallia, con 45mila abitanti, con un bacino di utenza di 80mila abitanti, con un aumento di turisti che nel periodo estivo arriva fino a 120mila abitanti, possiede 4 posti di terapia intensiva e 6 posti di terapia intensiva cardiologica («questi ultimi sono rimasti grazie all’enorme sforzo fatto da tutti gli operatori sanitari e da comitati e cittadini, visto che la politica ci stava togliendo anche quelli» accusa). «Posti letto che sono già occupati 365 giorni l’anno da infartuati, vittime di incidenti e altri ammalati in emergenza. Che si fa ora col coronavirus, li buttiamo giù dal letto? Bastano appena pochi casi gravi di questa nuova epidemia per mandare in tilt il sistema ospedaliero di qualsiasi città. Figuriamoci la nostra, vittima di scelte politiche scellerate, effettuate senza un minimo di lungimiranza. I nostri politici ci dicono che dobbiamo ragionare in termini di Area Vasta. Quindi non possiamo pretendere che a Senigallia si effettuino tutte le prestazioni. Ma se neanche Ancora riesce più a funzionare in maniera adeguata, dove ci portano quando stiamo male? A Lourdes?»

Da qui l’appello a tutti i futuri responsabili della politica locale e regionale: «La chiave per il futuro è investire sulla sanità pubblica. Le emergenze non sono prevedibili, la situazione sanitaria di un paese può degenerare da un momento all’altro. Nel dramma che sta creando, il covid-19 sia il pretesto, la lezione, per scelte politiche future più responsabili. Con la speranza di mettere da parte i personalismi, gli interessi di partito, e far si che Senigallia, in tema di sanità, abbia un’unica voce, quella che salvaguarda la salute di tutti i cittadini».

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