Senigallia

Senigallia, l’associazione per la lotta all’amianto cessa l’attività: «Troppe promesse infrante»

L'Ala vicina allo stop definitivo, il presidente Carlo Montanari molto amareggiato dal mancato sostegno e dai continui ritardi delle istituzioni su un tema che ha provocato centinaia di morti solo in città

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Lastre di amianto

SENIGALLIA – Stop definitivo alle attività dell’Associazione per la lotta all’amianto (Ala) di Senigallia. Lo ha deciso il presidente. Il motivo? Le tante promesse che si sono rivelate soltanto delusioni insopportabili. A dare questo annuncio è lo stesso Carlo Montanari, presidente dal 2004 di questa piccola realtà che si è impegnata da quasi venti anni su due fronti: segnalare, far censire e rimuovere i manufatti in amianto ammalorati; ottenere un risarcimento per chi ha lavorato o per gli eredi di quanti hanno prestato servizio all’interno della ex Sacelit di Senigallia. 

Un impegno costante quello dell’associazione per la lotta all’amianto verso la comunità senigalliese che tanti morti ha pianto nel corso degli ultimi venti anni; un impegno perché le istituzioni divenissero parte attiva di quel cambiamento sulla questione promesso e atteso da troppo tempo; un impegno che ha portato – tra le centinaia di battaglie combattute – a ottenere 6 milioni e 830 mila euro a favore di persone che si sono ammalate lavorando alla Sacelit di Senigallia.

Ora la drastica decisione: «Cesso l’attività dell’associazione per la lotta all’amianto – spiega Carlo Montanari – perché a queste condizioni non si può più andare avanti: la delusione è troppa, costante, esagerata; soprattutto è impossibile lavorare per tutelare la salute dei cittadini. Non ne posso più, mollo per estrema sofferenza».

Tante le promesse infrante: nonostante le molteplici battaglie e i risarcimenti, l’Ala non ha ricevuto il sostegno che meriterebbe e «personalmente – sottolinea il presidente – mi sento continuamente preso in giro. I giudizi e gli interventi delle istituzioni tardano: assieme alla lentezza delle denunce presentate non posso lavorare dignitosamente per aiutare la gente. Anziché snellire le pratiche ed intervenire in maniera autoritaria, chi di dovere concede proroghe per bonificare l’amianto».

«Ringrazio tutti coloro che in questi anni mi sono stati vicino – conclude il presidente dell’associazione per la lotta all’amianto – ma resto molto amareggiato per le tante promesse ricevute in ambito politico e sanitario che si sono rivelate solamente belle parole. Chissà, forse un giorno, quando però purtroppo sarà decisamente troppo tardi, qualcuno rimpiangerà il lavoro dell’Ala».

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