Senigallia

Incontro pubblico sul processo per l’alluvione di Senigallia del maggio 2014

La città si deve svegliare dal torpore sulla vicenda - tuonano i cittadini alluvionati - per questo abbiamo organizzato l'appuntamento al teatro Portone

Organizzato dai comitati degli alluvionati un incontro a Senigallia
Organizzato dai comitati degli alluvionati un incontro a Senigallia

SENIGALLIA – Si torna a parlare di alluvione sulla spiaggia di velluto. Dopo la notizia che a novembre prossimo si terrà l’udienza preliminare del processo penale relativo ai fatti di maggio 2014, il coordinamento dei comitati degli alluvionati e l’Unione nazionale Consumatori hanno organizzato un incontro per far capire a cittadini e imprese come partecipare al processo penale, nell’ottica di ottenere il risarcimento del danno subito.

L’iniziativa è stata fissata per il 23 luglio alle ore 21 al teatro Portone di Senigallia e sarà un modo per rompere un po’ il silenzio che è calato sulla vicenda relativa all’alluvione del 3 maggio 2014.

«Pur riconoscendo il diritto alle presunzione di innocenza agli indagati sino alla sentenza definitiva – spiega il referente dell’Unione nazionale Consumatori, avv. Corrado Canafoglia – non possiamo non evidenziare come la città si debba svegliare da questo torpore che permea l’intera vicenda: gli indagati sono eccellenti e soprattutto rappresentano il sistema di prevenzione e protezione locale costituito dal Comune di Senigallia, dalla Provincia di Ancona, e dalla Regione Marche. È normale per la nostra città che un sindaco, degli importanti funzionari regionali, provinciali e regionali siano indagati dalla Procura della Repubblica per fatti gravissimi che, se confermati, potrebbero spalancare le porte del carcere? È normale tutto questo silenzio che permea questa vicenda?».

Fin dalle prime battute, il coordinamento dei comitati e l’Unc si sono schierate contro l’imprevedibilità dell’evento alluvionale che ha causato 3 vittime e 180 milioni di euro di danni alla città, tra patrimonio pubblico e privato. Il contrario di quanto sostenuto anche dal sindaco Maurizio Mangialardi, ora indagato e a rischio di essere processato assieme all’ex sindaco Luana Angeloni e ad altre sei persone.

Alcuni componenti dei comitati degli alluvionati di Senigallia
Alcuni componenti dei comitati degli alluvionati di Senigallia

Tra gli elementi chiave dell’intera vicenda c’è la questione della manutenzione del fiume Misa che esondò in più punti (oltre 20) dell’alveo; la gestione nella fase di prevenzione e dell’allarme alla cittadinanza; la politica urbanistica degli ultimi anni.

Proprio del tema della manutenzione del letto fluviale parla l’ordinanza emessa nel gennaio 2017 dal sindaco di Senigallia che ammette come tra le concause di un’alluvione vi possa essere la mancata manutenzione del fiume.

Un documento importante, secondo Canafoglia e gli alluvionati, perché «avvalora la tesi della responsabilità umana, da noi sempre sostenuta. In particolare con quell’ordinanza il sindaco Mangialardi punta il dito contro chi doveva effettuare la manutenzione e non l’ha fatto. Allora è lecito chiedersi perché non si è schierato subito dalla parte dei comitati, anzi li ha osteggiati? Perché non afferma oggi apertamente che i comitati avevano ragione sulla responsabilità umana, almeno per quanto riguarda la mancata manutenzione del fiume Misa? Perché subito dopo l’alluvione non ha sporto querela contro coloro che dovevano curare la manutenzione del fiume e non l’hanno fatto? Perché – concludono – ha emesso quell’ordinanza in cui parla di mancata manutenzione solo dopo aver che si è avuto notizia dell’approssimarsi della chiusura delle indagine preliminari sull’alluvione?»

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