Senigallia

Green pass, da Senigallia una proposta per salvare lo sport giovanile

Paradisi, Consigliere regionale Fipav, chiede di garantire tamponi a bassissimo costo e personale che certifichi il green pass: «Disinteressarsi significa negare consapevolmente e colpevolmente il diritto allo sport»

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(Immagine di bottomlayercz0 tratta da Pixabay)

SENIGALLIA – Una proposta per ‘salvare’ lo sport giovanile che rischia tante defezioni correlate alla normativa sull’obbligo di green pass. A lanciare l’allarme l’Avv.Roberto Paradisi Consigliere regionale Fipav (Federazione italiana pallavolo) e direttore tecnico US Pallavolo Senigallia: «Tra pochi giorni riprenderanno le attività sportive e agonistiche di decine di migliaia di giovani in tutta la nostra regione. Anzi, il termine giusto è “dovrebbero” riprendere. Non parlo delle difficoltà logistiche (pensiamo alla complicazione di protocolli sempre più invasivi per le società sportive) e dei costi altissimi che le procedure anti-covid impongono ad associazioni che vivono di volontariato e con pochi euro. Parlo dell’obbligo del green pass».

Roberto Paradisi
Roberto Paradisi

Paradisi non entra nel merito del dibattito sull’utilità della certificazione verde ma denuncia la più che probabile problematica correlata alla rinuncia da parte di una buona fetta di giovani alle attività sportive: «Al netto di ogni valutazione sulla sua opportunità o sulla sua legittimità, tale obbligo decimerà o comunque ridurrà drasticamente la partecipazione dei giovani ai corsi sportivi e agli allenamenti agonistici. Senza mezzi termini si tratta di un dramma sociale e culturale senza voler considerare le conseguenze sulla salute e il benessere psico-fisico dei nostri ragazzi».

Il Consigliere regionale Fipav punta il dito sul silenzio delle istituzioni che sembrano non tenere conto del problema e delle sue immediate conseguenze: «Sorprende il silenzio di quasi tutte le istituzioni locali (a parte l’uscita dell’assessore regionale Latini che ha preannunciato una proposta giusta sui test salivari da inoltrare al Ministero della Salute) che sembrano non essere nemmeno sfiorate da un tema così delicato e strategico. Disinteressarsi del destino di quei ragazzi che, per scelta dei genitori, non si sottopongono a vaccinazione e lasciarli sulla strada significa negare loro consapevolmente e colpevolmente il diritto allo sport. Significa, in altre parole, condannarli all’alternativa pericolosissima dello “sballo”. Perché se c’è un mondo sano che preserva migliaia di giovani dalla trasgressione, dalle droghe, dal deterioramento sociale quel mondo è lo sport agonistico».

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Da questa riflessione una proposta: «Da qui il ruolo auspicato delle istituzioni (enti territoriali e Asur): schierarsi a fianco delle società sportive, e quindi dei ragazzi, e garantire (con propri contributi diretti) tamponi a bassissimo costo e personale che certifichi il green pass. Peraltro mi risulta che le Asur hanno in magazzino migliaia di tamponi non utilizzati che potrebbero essere messi da subito a disposizione dello sport. Un tema che ho già sottoposto all’attenzione del Consiglio regionale della Federazione italiana pallavolo il cui presidente invierà una richiesta in tal senso alla regione Marche. Per ogni atleta non vaccinato occorrono almeno 3 tamponi. Con i costi di mercato attuali, per una famiglia è impossibile sostenere tale spesa. Che faranno allora le istituzioni, a partire dai Comuni? Lasceranno che i nostri giovani si facciano suggestionare dalle sirene dello sballo o garantiranno loro, come dovrebbero, il diritto allo sport?»

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