Senigallia

Giulio Regeni, la Scuola di Pace di Senigallia sullo striscione rimosso

Le forze sociali chiedono che sia riposizionato sulla facciata del municipio, il sindaco scriverà lettere mensili al premier: tutti sono invitati a riflettere insieme su un percorso per chiedere verità e giustizia sul ricercatore italiano ucciso in Egitto

Paola e Claudio, i genitori di Giulio Regeni
Paola e Claudio, i genitori di Giulio Regeni

SENIGALLIA – Tanto risalto sulla spiaggia di velluto per la vicenda dello striscione su Giulio Regeni rimosso dal sindaco Olivetti, quello con cui la precedente amministrazione Mangialardi aderiva alla campagna di Amnesty international. Ora sull’episodio interviene ora anche la Scuola di pace “V.Buccelletti” di Senigallia che condanna il gesto ma, oltre alla raccolta firme, chiede di fare un passo in avanti anche nel dibattito pubblico.

Lo striscione, che da tre anni chiedeva “Verità per Giulio Regeni” dalla facciata del palazzo comunale, «ha rappresentato, in modo simbolico, la volontà di non dimenticare Giulio Regeni e il suo impegno civile e di chiedere con forza ai responsabili politici che venga fatta luce sulla sua orrenda fine, con l’individuazione dei mandanti e degli esecutori. Senza verità, infatti, non può esserci giustizia. La rimozione del simbolo di una campagna civile, nella quale molti si sono riconosciuti, non poteva infatti che essere interpretata come volontà di negare i valori di pace e di giustizia che la campagna rappresenta. I simboli sono solo un mezzo e non vanno mai confusi con il fine, sono lì per tenere viva una memoria collettiva».

Negli ultimi tre anni, in occasione del 25 gennaio, data che ricorda la scomparsa di Giulio Regeni, a Senigallia la Scuola di Pace ha organizzato un «appuntamento nella piazza comunale in cui, oltre a denunciare l’uccisione di Giulio, di altri attivisti per i diritti umani in Egitto e la reclusione di presunti oppositori come Patrick Zaki, studente egiziano all’università di Bologna, sono stati elencati i passi fatti o non fatti durante l’anno trascorso, evidenziando i tentativi di depistaggio da parte dell’Egitto o la mancanza di scelte determinanti da parte del governo italiano, come il richiamo dell’ambasciatore italiano al Cairo o il raffreddamento dei rapporti commerciali con l’Egitto». 

«La nuova Amministrazione di Senigallia, come riferito dal Sindaco in un recente incontro con i rappresentanti della Scuola di Pace, non era a conoscenza del percorso svolto dalla città sulla vicenda di Giulio Regeni: ha dato una lettura diversa della presenza di quello striscione e lo ha considerato come un simbolo di facciata, dietro il quale non c’era stata alcuna azione politica significativa. La volontà del Sindaco, espressa dalla lettera da lui inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro degli Esteri, è di chiedere al governo azioni concrete e una politica nei confronti dell’Egitto che sia coerente con la richiesta di giustizia per Giulio Regeni. Una politica che il Sindaco ritiene incoerente è stata, ad esempio, la decisione assunta dal governo italiano lo scorso giugno di negoziare la vendita di due navi da guerra (due fregate Fremm) all’Egitto». 

Cos’è avvenuto dunque a Senigallia? «Da un lato ci sono tante forze vive, a cui si associa anche la Scuola di Pace, che chiedono che lo striscione della campagna nazionale “Verità per Giulio Regeni” sia posto nuovamente sul palazzo comunale; dall’altro lato c’è un Sindaco che ritiene più efficace scrivere direttamente al Governo per chiedere azioni coerenti sulla vicenda di Regeni e che, di fronte ai rappresentanti della Scuola di Pace, denuncia la vendita di armi italiane all’Egitto. La città, pur con toni, linguaggi e scelte diverse, vuole dunque in tutti i modi tener viva l’attenzione sull’omicidio di Giulio Regeni».

In questo contesto, la Scuola di Pace propone un passo in avanti. «Ben venga una città che contesta la vendita di armi ad un regime autoritario e violento. Ben venga una città che, anche attraverso un simbolo e uno slogan, coltiva la cultura della giustizia e dà voce alla campagna nazionale di Amnesty International, che non ha mai risparmiato critiche al governo. Tutte queste energie positive si possono comporre anche con il contributo autonomo della Scuola di Pace, che intende quindi coordinare, insieme a istituzioni, gruppi, associazioni e singoli cittadini, un rinnovato percorso di riflessione e di azione da qui al prossimo 25 gennaio 2021, data in cui saranno trascorsi 5 anni senza Giulio, senza verità, senza giustizia».

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