Senigallia

Furto in casa, trafugata la pistola: assolto il proprietario dall’accusa di omessa custodia

Nel 2017 un imprenditore di Ostra era stato derubato di monete e di un’arma regolarmente detenuta e chiusa a chiave, ma si era visto denunciare per omessa custodia: dopo 5 anni l’assoluzione

OSTRA – Assolto il proprietario dell’arma trafugata da ladri acrobati nella sua abitazione. Dopo cinque anni di procedimento penale è arrivata l’assoluzione per un ex imprenditore ostrense. Soddisfazione espressa tramite il legale, l’avv. Roberto Paradisi.

Il privato cittadino che detiene legittimamente una pistola deve ben custodirla usando l’ordinaria diligenza non rispondendo del reato di omessa custodia di armi laddove dimostri di aver adottato le cautele che possono esigersi da una persona di normale prudenza. Sulla base di tali principi, lunedì 20 febbraio un ex imprenditore di Ostra è stato assolto dal Giudice del Tribunale monocratico penale di Ancona.

I fatti risalgono al 2017 quando nell’appartamento dell’uomo erano entrati dei ladri, che avevano scalato per oltre 7 metri una grondaia della palazzina, e che avevano trafugato monete di valore e l’arma regolarmente detenuta e chiusa a chiave, dandosi poi alla fuga. Denunciato il furto, l’ostrense si era visto denunciare a piede libero per non aver custodito l’arma con la dovuta diligenza. 

Di parere opposto l’Avv. Roberto Paradisi, difensore dell’ex imprenditore, che ha rivendicato la legittimità della condotta del cittadino ostrense. Secondo la linea difensiva, aver dotato la palazzina di un allarme volumetrico (al momento del furto in pieno giorno non in funzione), aver chiuso a chiave la stanza e aver nascosto la chiave stessa in altro locale sarebbero stati accorgimenti più che idonei a superare la soglia della “ordinaria diligenza” senza poter rientrare in un criterio di “prevedibilità” l’acrobazia di ladri funamboli che sono riusciti ad elidere ogni prudente accorgimento. Linea difensiva condivisa dal Giudice monocratico che ha assolto l’ex imprenditore perché il fatto non sussiste.

Soddisfatto il legale che ha dichiarato: «Nonostante fossero maturati i termini della prescrizione abbiamo chiesto in prima battuta la declaratoria di non punibilità perché dopo 5 anni in cui un cittadino perbene ha dovuto subire un lungo procedimento sulla propria pelle dopo essere stato vittima (lui!) di un reato odioso, era necessaria e doverosa una risposta di giustizia piena».

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