Senigallia

Fondazione Città di Senigallia, gli appelli dopo le dimissioni del cda

Al grido di aiuto dei cinque componenti dell'ente, rispondono i dipendenti: «Le istituzioni pubbliche e private collaborino». Dal centrosinistra chiesta la conferenza dei capigruppo. Campanile: «Fare chiarezza nel più breve tempo»

La fondazione Città di Senigallia
La fondazione Città di Senigallia

SENIGALLIA – Non è terminato l’eco per le dimissioni del cda della fondazione Città di Senigallia che già scatta la politica cittadina a chiedersi cosa stia succedendo all’interno dell’ente che gestisce la struttura per anziani a fianco dell’ospedale. Ma anche i dipendenti sono in fibrillazione e lanciano un appello alla politica locale e regionale perché si muova con celerità.

Il 30 agosto c’è stato il grido di aiuto dei cinque componenti del consiglio di amministrazione: in testa il noto avvocato Corrado Canafoglia nella figura di presidente affiancato da Massimo Bernacchia, Roberto Boccolini, Susanna Vecchioni e Michele Castelli, in rappresentanza di maggioranza e minoranza consiliare. Da febbraio 2021, mese di insediamento del nuovo cda, il lavoro è stato incentrato sul riportare a galla l’ente che versa in una «grave condizione finanziaria, emergente da pesanti perdite di vari milioni di euro, prodotte negli anni». Nonostante gli sforzi di pareggiare la situazione, «anche il 2020 si è concluso con una perdita di esercizio di Euro 1.150.080» sostengono i cinque amministratori. Gli stessi, simultaneamente alle dimissioni, hanno dato la «disponibilità a operare sino a quando il consiglio comunale non avrà deliberato circa un nuovo organo». 

La scelta è infatti di competenza consiliare dato che la fondazione è un ente privato con finalità pubbliche, nato dalla fusione di più realtà locali che gestivano i lasciti Bettino Padovano e cardinale Fabrizio Sceberras Testaferrata. Ma prima che ciò avvenga sono scattati gli appelli. In primis quello degli amministratori che chiamano in causa «la Città e le Istituzioni pubbliche e private», in secondo luogo quello dei 38 dipendenti della fondazione Città di Senigallia. In una nota spiegano di aver lavorato in questi mesi (da febbraio 2021) a stretto contatto con il cda dimissionario per risolvere i gravi problemi dell’ente apprezzandone «la libertà di azione», lo «spirito innovativo e manageriale», coinvolgente degli stessi operatori che ha portato subito a dei risultati. «Per risolvere i problemi della fondazione – scrivono i dipendenti dell’ente – serve che le istituzioni pubbliche e private collaborino con la stessa». E poi la conclusione: «Non comprendiamo nulla di politica ma l’unico passo che deve fare la politica è chiedere al cda dimissionario di rimanere in carica e al contempo di prendere quelle decisioni necessarie per mettere in sicurezza l’ente. Ci facciamo altresì promotori di chiedere un appuntamento con il sindaco».

«Come gruppi di opposizione di centrosinistra – si legge in una nota di Partito Democratico, Vivi Senigallia, Diritti al Futuro e Vola Senigallia – abbiamo ritenuto doveroso richiedere al presidente del consiglio di convocare una conferenza dei capigruppo urgente per un confronto, con la presenza del sindaco Massimo Olivetti e del presidente della fondazione Corrado Canafoglia, allo scopo di capire quanto sta accadendo. E’ necessario che i consiglieri comunali e la cittadinanza siano informati, in primis per rispetto gli ospiti e alle famiglie, ai dipendenti e alle imprese che lavorano con l’ente. Un ente che è un patrimonio dell’intera città».

Di altro avviso Gennaro Campanile, consigliere comunale di Amo Senigallia. Sul terremoto ha voluto capire dove sia la verità dopo aver appreso della memoria scritta che l’ex presidente della fondazione Città di Senigallia Michelangelo Guzzonato e gli ex componenti del Cda Daniele Corinaldesi e Francesco Mancini hanno inviato al consiglio comunale. Mentre nella relazione di Canafoglia si dipingono scenari molto bui, Guzzonato, Corinaldesi e Mancini cercano di contestualizzare la situazione spiegando che «il buco di bilancio di oltre 4 milioni e mezzo nel periodo 2015-20 sarebbe in realtà più che dimezzato tenuto conto degli ammortamenti e svalutazioni immobiliari», senza contare «il livello qualitativo dei servizi erogati enormemente aumentato» a seguito degli investimenti finiti nel mirino di Canafoglia e Co.

Al centro delle polemiche c’è soprattutto l’adeguamento della struttura agli standard sanitari previsti per le cure intermedie e di Rsa che «ha comportato investimenti ingenti e maggiori spese correnti – sostiene Campanile – a cui non sono corrisposti circa 750.000 euro di entrate all’anno da parte della Regione. Che cosa vuole dire? Che la Fondazione ha erogato servizi non pagati (allora bisogna intentare causa alla Regione) oppure che è stato assunto personale ed attivati servizi che sarebbero serviti solo con la convenzione che non è stata siglata e che ora pesano come macigni. Sicuramente non ci si è avventurati in un investimento così corposo senza aver prima avuto tutte le assicurazioni del caso. Chi non ha rispettato gli accordi esponendo la Fondazione e spese così importanti? Questo dovrebbero sapere i senigalliesi. Canafoglia indica che la Fondazione ha ricevuto parecchi soldi da Autostrade ma che deve restituirne una parte. Purtroppo non li ha tutti nel “bussolotto” e mancherebbero tre milioni, non due euro. Il Tribunale prima ha riconosciuto un indennizzo di di oltre 17 milioni, poi l’ha ridotto di 10 milioni. I relatori scrivono che con Autostrade era stato trovato un accordo (per evitare il tribunale, ndr), di circa 15 milioni. Chi si è tirato indietro e quando, prima o dopo la prima sentenza? Anche questo dovrebbero sapere i senigalliesi. Urge a questo punto fare chiarezza nel più breve tempo possibile» conclude Gennaro Campanile.

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