Senigallia

Femminicidio: da Senigallia parte la petizione per Boldrini e Grasso sulle tutele agli orfani delle vittime

L'assistenza, il sostegno da parte dello Stato a livello psicologico, legale, economico, sono strumenti importanti per i 1.600 orfani che hanno subito un dramma come il femminicidio dal 2012 a oggi. E che ora rischiano di ritrovarsi abbandonati a se stessi

Il comitato esecutivo del Consiglio delle donne di Senigallia
Il comitato esecutivo del Consiglio delle donne di Senigallia

SENIGALLIA – Dal 2012 a oggi, sono circa 1.600 gli orfani vittime anche loro del femminicidio. Figli che hanno perso la madre e spesso anche il padre, finito in carcere per il reato commesso. Orfani privi di tutele legali, psicologiche ed economiche perché il disegno di legge che è stato approvato alla Camera dei Deputati è fermo da marzo scorso al Senato. E per smuovere le acque del Parlamento italiano c’è una petizione partita proprio dalla spiaggia di velluto che ha già raggiunto 40mila firme.

La petizione “Tuteliamo gli orfani delle vittime di femminicidio” (si può firmare on line cliccando sul presente link) è stata proposta e lanciata dal Consiglio delle donne di Senigallia per sollecitare i presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, a una calendarizzazione della discussione del ddl prima che si arrivi alle elezioni.
«Una discussione sul ddl era in programma per settembre scorso – afferma l’avvocato Elisa Pellegrini, componente del comitato esecutivo del Consiglio delle Donne di Senigallia (nella FOTO la seconda da sinistra, Ndr) – ma il tema non è stato affrontato e ora rischia di non vedere la luce a causa dei tempi stretti. Con un nuovo Parlamento ed esecutivo, infatti, il percorso dovrà essere ricominciato dall’inizio». Un po’ come al gioco dell’oca. Ma questo non è un gioco: è invece la drammatica situazione in cui sono lasciati «i 150 orfani ogni anno (uno ogni due/tre giorni) perché hanno perso la madre uccisa dal marito, convivente, partner o fidanzato anche quando la relazione tra i due si è interrotta. Orfani a cui viene affiancato un tutore, magari uno zio o un parente lontano che deve farsi carico, anche a livello psicologico ed economico, di ogni necessità che il minore o i minori potranno avere».

È qui che interviene il disegno di legge: prevede l’assistenza legale con l’accesso al patrocinio a spese dello Stato per i figli delle vittime; la previsione di un fondo di solidarietà per gli orfani, assistenza gratuita, sostegno psicologico, morale e sanitario per i figli delle vittime; l’inasprimento della pena per gli assassini (eventualmente fino anche all’ergastolo) e il sequestro conservativo dei beni dei colpevoli a garanzia del risarcimento dei danni in favore dei figli delle vittime. «Molto spesso – spiega l’avvocato Pellegrini – capita che il reo intesti ad altri i suoi beni per non corrispondere alle parti civili quanto stabilito dal giudice e questo avviene grazie ai tempi spesso lunghi della giustizia italiana. Con il sequestro preventivo e immediato dei beni del colpevole ciò non potrà più accadere, ma è fondamentale che la discussione in Senato riparta subito».

Ecco perché è partita dalla spiaggia di velluto la petizioneTuteliamo gli orfani delle vittime di femminicidio“: la legge è troppo importante per rimanere ferma nei meandri della politica considerata molto spesso attendista. La petizione lanciata da Senigallia può ora contare su circa 40mila firme raccolte sia tramite moduli cartacei che on line e ha ottenuto questo importante risultato grazie alla rete di contatti con le associazioni femministe e commissioni per le pari opportunità che si sono creati in tutta Italia. «È il segnale – conclude l’avv. Elisa Pellegrini – che si tratta di un’esigenza molto diffusa e che potrebbe riguardare chiunque».

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