Senigallia

Da Fano e Pesaro per spalare fango a Senigallia e Ostra: «Essere umani significa aiutarsi». Il racconto

A dare manforte agli alluvionati 14 ragazzi e ragazze del gruppo scout di FSE Fano 1 e due classi dell'Istituto Sportivo di Pesaro. Il racconto del fanese Giovanni Polverari

I ragazzi di Pesaro in azione a Senigallia
I ragazzi di Pesaro in azione a Senigallia

SENIGALLIA – Anche da un dramma come quello che si è abbattuto sulle Marche, in particolare su Senigallia e il suo entroterra, come l’alluvione del 15 settembre, può nascere del bene. Stiamo parlando della mobilitazione di massa a sostegno degli alluvionati che si è innescata spontaneamente dopo quelle drammatiche ore che sono costate la vita a 12 persone (sono ancora in corso le ricerche dell’ultima dispersa, Brunella Chiù).

Fin da subito la meglio gioventù di Senigallia si è organizzata per cercare di rimettere in sesto una città ferita a morte: in ogni via, strada o quartiere dove l’onda della piena aveva portato distruzione, in questa settimana era possibile vedere a qualsiasi ora ragazzi e ragazze che, armati di pale, stivali e badili, si davano da fare per togliere il fango, svuotare case e portare via mobili e suppellettili resi inutilizzabili dalla piena.

Ben presto l’ondata di solidarietà ha oltrepassato i confini territoriali della cosiddetta zona rossa: altrettante persone, di cui molti giovani, sono arrivate anche da altri comuni rimasti indenni dall’ondata di piena. È il caso dei 14 ragazzi e ragazze del gruppo scout di FSE Fano 1 che nella giornata del 24 settembre si sono recati a Pianello di Ostra per dare il loro contributo.

Giovanni Polverari

A raccontarci la loro esperienza è Giovanni Polverari, fresco di maturità e iscritto al primo anno di università: «Lo scenario che ci si è presentato è stato abbastanza drammatico: a distanza di una settimana ancora la situazione è grave. Dentro le case ancora c’è un metro e mezzo di fango, arriva agli specchi. All’esterno ammassi di detriti, terra e rottami. Per raggiungere alcune abitazioni l’unica via è passare attraverso i campi agricoli: le stradine sono ancora interdette. I residenti lamentano che, ancora, a livello istituzionale nessuno è intervenuto; l’esercito si sta occupando di ripristinare la strada ma nelle varie case lo svuotamento da fango e rottami è esclusivamente a carico dei volontari. Nessuno del Comune o della Protezione Civile è ancora intervenuto. È facile in questi casi lasciarsi andare allo sconforto e sentirsi abbandonati».

Impossibile rimanere impassibili di fronte a tanta distruzione: «Ci siamo trovati dentro a case dove non c’è più nulla: uno scenario desolante dove persone comprensibilmente disperate e senza più nulla, senza piangersi addosso, si stanno rimboccando le maniche per risalire la china. Mi ha colpito subito anche la loro gentilezza: nonostante il momento difficile si sono perfino prodigati per procurarci qualcosa da mangiare per pranzo».

Esperienza analoga anche per due classi dell‘Istituto Sportivo di Pesaro che, nella giornata del 24 settembre, sono venute ad aiutare a liberare le tante abitazioni senigalliesi ancora, dopo una settimana, piene di fango: «I ragazzi hanno capito che essere umani significa aiutarsi perché quando si è nel bisogno non c’è altro da fare che questo» hanno commentato.

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