Senigallia

L’Afghanistan visto da Senigallia: «Accoglienza, senza se e senza ma»

La consigliera Pagani invita il sindaco e la città a fare la propria parte a fianco del popolo afghano. Bomprezzi (Caritas): «Stiamo monitorando evolversi della situazione, primi contatti con il ministero»

Il rimpatrio da Kabul (Afghanistan) dei connazionali e dei collaboratori. Foto: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI)
Il rimpatrio da Kabul (Afghanistan) dei connazionali e dei collaboratori. Foto: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI)

SENIGALLIA – Sta suscitando apprensione anche in città la situazione in Afghanistan. La rapidissima presa del potere da parte dei Talebani, il dibattito sul ritiro delle truppe dei vari contingenti di pace dal paese, le ripercussioni politiche globali e quelle sulle conquiste sociali interne, soprattutto nei confronti delle donne sono temi su cui stanno discutendo non solo i leader mondiali ma anche consiglieri comunali e associazioni di volontariato locali.

Dopo il clamore per il modo e la tempistica con cui è stato possibile rovesciare il sistema del potere nel paese, c’è preoccupazione nelle parole di tanti esponenti che chiedono ai sindaci di tutta Italia di essere parte attiva nei sistemi di accoglienza di chi fugge da situazioni delicate.

«Quello che sta accadendo, le scene tragiche e l’orrore a cui stiamo assistendo, devono smuovere le coscienze di tutti» spiega la consigliera comunale di Vola Senigallia Stefania Pagani. Mentre l’Anci nazionale ha comunicato al Governo che “I sindaci italiani sono pronti a fare la loro parte nell’accogliere le famiglie afghane”, il sindaco di Ancona e presidente Anci Marche Valeria Mancinelli ha fatto suo l’appello rivolgendosi ai primi cittadini marchigiani. 

«Senigallia è stata sempre in prima linea sull’accoglienza – afferma la consigliera comunale – pronta a dare ospitalità a quanti fuggivano non solo da guerre e persecuzioni ma anche da calamità naturali. Lo ha fatto sempre in rete e con il sostegno di associazioni di volontariato e del terzo settore, laiche e religiose. Mi auguro, quindi, che la città in cui vivo anche questa volta faccia la sua parte a fianco del popolo afghano e che dia disponibilità a dare sostegno a persone così duramente colpite e che riveli quella umanità che da sempre ha caratterizzato questo territorio. È il tempo della solidarietà e dell’accoglienza, senza se e senza ma» conclude Stefania Pagani.

Quello che dai primi anni duemila (L. 189/2002) era lo Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati), poi modificato con il D.L. 113/2018 e con la L.132/2018 in Siproimi (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e minori stranieri non accompagnati), è divenuto con il D.L. 130/2020 e poi con la con la L. 176/2020 Sai (Sistema di accoglienza e integrazione). Ed è proprio con questo modello di intervento che opera a Senigallia la rete sociale attivata per fornire assistenza e accoglienza di primo livello (sanitaria, psicologica, linguistica, legale…) e di secondo livello (orientamento formativo e professionale) a profughi e richiedenti asilo.

«Noi come Caritas, sia a livello locale che nazionale, stiamo monitorando la situazione in Afghanistan – spiega Giovanni Bomprezzi, direttore della Fondazione Caritas Senigallia – ma nel frattempo abbiamo già ospiti delle famiglie che provengono dal quel paese. Sono ovviamente tutti molto preoccupati per i parenti che sono rimasti là, anche perché è difficile capire come si evolverà la situazione. Al momento la grossa difficoltà è la predisposizione  e il mantenimento dei cosiddetti corridoi umanitari e dei ponti aerei. Abbiamo già avuto dei contatti dal ministero a Roma ma ancora siamo nella fase interlocutoria della verifica delle disponibilità: non appena si avrà un quadro più chiaro sui flussi migratori, potremo essere più precisi sulle persone a cui dare ospitalità».

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