Senigallia

Elezioni Senigallia, Battisti lancia il programma

Il candidato a sindaco con la lista "L'altra Senigallia con la sinistra" elenca una serie di punti per incrementare i servizi ai cittadini e coinvolgerli nelle scelte. «Una società diversa da quella in cui viviamo è un traguardo raggiungibile»

Paolo Battisti
Paolo Battisti

SENIGALLIA – Dopo la rottura con Rifondazione Comunista e Senigallia Resistente, Paolo Battisti non rinuncia alla corsa alla carica di sindaco. Si presenterà infatti con la lista L’altra Senigallia con la sinistra – Battisti sindaco e il suo obiettivo è quello di rappresentare gran parte dei delusi dalle politiche del Pd che si sono negli anni rivolti ad altre forze partitiche come il M5s e la Lega.

 «Abbiamo deciso di far sentire la nostra voce perché le battaglie politiche che portiamo avanti da 12 anni sono sempre valide ed attuali. Lo scopo è quello di cambiare il volto di una città da decenni ormai imbalsamata da un potere politico che ha fatto sì che Senigallia diventasse “La città degli amici” e non di tutti».

Per quanto riguarda sicurezza idrogeologica e sanità pubblica, Battisti non le manda a dire. «Disturbare i poteri sovraordinati (provincia, regione, governo centrale) avrebbe ostacolato la carriera dei nostri amministratori. Quindi i politici di Senigallia (Mangialardi, Volpini e Campanile in testa), che da decenni si scambiano ruoli di potere, non hanno mai fatto proprie le istanze della comunità di cui si sarebbero dovuti prendere cura. E a causa di questo discutibile atteggiamento il Misa si è trasformato da fonte di ricchezza e bellezza in un incubo senza fine (dal primo progetto del 1985 per renderlo sicuro, all’alluvione del 2014, nessun lavoro è stato fatto sul fiume). Per non parlare dei servizi socio-sanitari e dell’ospedale in particolare, per cui, nonostante anni di critiche, sollecitazioni e proposte, il silenzio sul depauperamento è così imbarazzante che qualcuno prima o poi dovrà fare i conti con la propria coscienza».

Cosa fare dunque per contrastare questa situazione causata – secondo L’altra Senigallia con la sinistra – da decenni di politiche sbagliate? Come candidato a sindaco, Battisti snocciola vari punti programmatici. Sulla sanità propone di adeguare il pronto soccorso e i servizi socio sanitari a una città e un bacino d’utenza che da circa 80 mila persone passa, d’estate, a 120 mila. Come? Tramite personale formato e macchinari funzionanti h 24 per visite o esami, andando quindi a ridurre le liste di attesa. Anche l’istituzione dell’infermiere di famiglia o di quartiere potrebbe aiutare in tal senso grazie ai costi risparmiati per meno ricoveri in ospedale.

Sul fiume Misa propone un’accelerazione dei lavori, “attesi” a Senigallia dal 1985 e di fatto  mai realizzati. Cosa che potrebbe portare anche lavoro in città. Così come potrebbe aiutare il sistema economico la «detassazione immediata per tutte quelle imprese che danno lavoro, soprattutto ai giovani, con contratti seri e dignitosi», per non vivere di solo Summer Jamboree. Se i giovani potranno essere attirati dalla questione lavoro, per gli anziani – ma anche per le categorie più fragili – si dovrà prevedere un’accessibilità totale ai servizi come ospedale, scuole, uffici comunali, trasporto pubblico, ma anche gli stessi marciapiedi o la spiaggia.

Scelte su cui spesso c’è stata poca condivisione con la città. Da qui Battisti ne trae spunto per promettere di coinvolgere i cittadini nelle scelte da compiere. Partendo dall’ascolto dei cittadini per terminare con il contributo di tutti coloro che hanno le competenze per affiancarsi all’amministrazione. E poi alloggi popolari («In 20 anni solo il 10 per cento è stato fatto»); città ecosostenibile attraverso nuovi modelli di edilizia, trasporti, uso del terreno e produzione e consumo di energia; sport con massima diffusione a tutte le fasce d’età, incentivando la collaborazione tra le varie società sportive senza privilegiarne alcune. Infine la cultura, considerata da Battisti «l’asse strategico per il rilancio economico ed etico della nostra città»: in questo settore si deve accrescere il patrimonio pubblico di biblioteche e librerie, con investimenti anche per l’informatizzazione dei servizi.

«Ciò che ci rende liberi è di non aver mai abbassato la guardia e di non aver mai fatto compromessi. Ciò che ci rende liberi è che ciascuno di noi ha una occupazione, una vita, una famiglia, e non dobbiamo fare politica o prendere una poltrona per sentirci realizzati. Ciò che ci rende liberi – conclude Battisti – è l’idea che una società diversa da quella in cui viviamo può e deve essere un traguardo raggiungibile».

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