Senigallia

Due mesi di Covid a Senigallia: il bilancio del sindaco Mangialardi

Passata la fase 1 dell'emergenza, ecco un report delle azioni messe in campo per superare la crisi sanitaria: oltre 250 malati, 1500 tamponi, 230 mila euro in buoni spesa a oltre 1000 famiglie gestiti grazie a una rete solidale che ha permesso di attutire l'impatto del coronavirus

Lo striscione degli ultras della Fc Vigor di vicinanza al personale sanitario dell'ospedale di Senigallia
Lo striscione degli ultras della Fc Vigor di vicinanza al personale sanitario dell'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – Oltre 1500 tamponi effettuati dal 22 febbraio all’11 maggio, 253 persone affette da Covid-19, 138 guarite, 81 ancora positive e 34 decessi. Sono alcuni dei numeri dell’emergenza coronavirus che riguardano il territorio di Senigallia ma che danno solo un’immagine parziale di ciò che è stata la crisi sanitaria per la spiaggia di velluto e per i suoi abitanti.

Altri dati per comprendere la gravità del fenomeno: attraverso l’unione dei comuni “Le Terre della Marca Senone” sono stati complessivamente distribuiti 432 mila euro di fondi statali a ben 1858 nuclei familiari, dei quali oltre 1000 nella sola Senigallia per circa 236 mila euro, con il meccanismo dei “buoni spesa”. E ancora: sono state 1472 le telefonate ai numeri verdi istituiti per gli aiuti alle persone in difficoltà: 454 le spese a domicilio consegnate, 253 i pacchi viveri del progetto Spesa Sospesa, 335 i pacchi di medicinali, 9 le chiamate di ascolto e 35 quelle di sostegno psicologico, grazie a una rete di oltre 200 volontari.

Numeri importanti, ma solo numeri. A fare il punto della situazione è il sindaco Maurizio Mangialardi, impegnato con un primo bilancio delle azioni messe a punto nel corso degli ultimi due mesi e mezzo, da fine febbraio, da quando cioè si è capito che la diffusione dei contagi era divenuta inarrestabile e si parlava di pandemia. Nonostante l’emergenza non sia conclusa e la guardia debba rimanere alta «con le indispensabili limitazioni volte a evitare una recrudescenza dell’epidemia», si sta assistendo a una nuova fase, quella del ripristino della normalità o quasi, con la riapertura progressiva delle attività.

Maurizio Mangialardi
Maurizio Mangialardi

«Un bilancio di questi due mesi – ha affermato Mangialardi – non può che partire dal ringraziamento a tutto il personale sanitario del nostro ospedale, che con passione, professionalità e grande disponibilità ha saputo mettersi al servizio non solo dei nostri concittadini, ma dell’intero territorio regionale, diventando un’avanguardia per fronteggiare efficacemente il coronavirus. L’ho già detto nei giorni scorsi e torno a ripeterlo per quanti fanno ancora finta di non comprendere: il nostro nosocomio non era in discussione prima della crisi sanitaria, tanto meno lo sarà dopo aver dimostrato di saper rispondere ai bisogni della collettività nella fase acuta dell’emergenza come nella quotidiana attività». Il riferimento è a interventi di alcuni esponenti politici come Paolo Battisti che avevano messo in discussione sia l’adeguatezza della struttura sanitaria cittadina a fronteggiare l’emergenza, sia l’attività del sindaco a difesa dell’ospedale di Senigallia contro lo smantellamento dei vari servizi e reparti.

Lo stesso ospedale che sta tornando alla normalità: non ci sono malati di Covid-19 ricoverati nella terapia intensiva né in quella semintensiva, mentre attualmente (dati Gores) sono solo 8 i pazienti Covid nei reparti allestiti per ospitare fino a 110 posti letto. Entro il 25 maggio si concluderà la procedura di riconversione, con la sanificazione dell’intero nosocomio.

La rete di realtà associative con al centro il Comune di Senigallia ha gestito l’emergenza fuori dall’ospedale: tante le iniziative portate avanti dall’amministrazione comunale, dalla Caritas, Croce rossa italiana e altre di protezione civile come i Falchi della Rovere, la Società di salvamento, il Cngei e l’associazione nazionale Carabinieri, tutte operative grazie ad appositi protocolli. Stesso discorso per Coop alleanza 3.0, Rotaract, associazione “Giuliano Rosa” e associazione Sguinzagliati, quest’ultima per la cura degli animali d’affezione di proprietà di persone malate o sottoposte a quarantena. 

Non sono venute meno le attività di assistenza domiciliare agli adulti, ai disabili, agli anziani e ai minori multiproblematici, il segretariato sociale per non vedenti, i servizi educativi aes, aed, umee, umea/adem, il servizio sollievo, i centri diurni socio-educativi riabilitativi, l’interpretariato per non udenti. In ciascuno di questi casi è stato attivato un costante contatto telefonico, a volte anche attraverso videochiamate o tramite chat. In tutto sono stati raggiunti ben 578 utenti per un totale di 1184 ore di attività.

Contemporaneamente alla gestione emergenziale, è stato costante anche il confronto con gli operatori economici e le associazioni di categoria per costruire le strategie volte a rilanciare il tessuto produttivo locale, fortemente messo in crisi dall’epidemia. Tra i settori più duramente colpiti c’è quello del turismo: dopo lo slittamento delle tasse comunali, il sindaco di Senigallia come presidente Anci Marche sta giocando la carta del tavolo interistituzionale per sollecitare il governo a ulteriori misure economiche che possano cancellare i tributi previsti per quanto riguarda il periodo di chiusura. 

Spesa sospesa: la solidarietà a Senigallia
Spesa sospesa: la solidarietà a Senigallia

Infine, il sindaco della spiaggia di velluto conclude con una nota positiva, quella relativa alla solidarietà espressa dai senigalliesi nei confronti di chi era in difficoltà. «Anche questa volta abbiamo assistito a uno slancio incredibile da parte delle nostre associazioni, dei nostri imprenditori e di tantissimi cittadini che con impegno e soprattutto con tanta generosità si sono adoperati per curare le ferite. C’è chi si è adoperato per raccogliere fondi a sostegno dell’ospedale, chi ha donato mascherine e dispositivi di protezione individuale che abbiamo provveduto a distribuire privilegiando in prima battuta i soggetti più deboli. Certamente, dal punto di vista della rilevanza socio-sanitaria, il progetto più rappresentativo, frutto di una proficua sinergia tra istituzioni, sanità pubblica, imprenditori locali e mondo del volontariato, è stato il Covid hotel. La struttura, la prima nelle Marche, è stata destinata all’accoglienza di persone in quarantena, soggetti non autonomi per l’isolamento domiciliare e pazienti dimessi dagli ospedali clinicamente guariti, ma ancora positivi al coronavirus».

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