Senigallia

Disastro di Senigallia: Marco Santini (118) «In 15 anni di emergenze mai vista una cosa del genere»

La lunga notte terribile del 118, la ricerca spasmodica delle persone sepolte dal fango. Le sensazioni di Marco Santini, autista soccorritore del 118

Vigili del fuoco al lavoro per i soccorsi nella valle del Misa colpita dall'alluvione

SENIGALLIA – Marco Santini è uno degli angeli del soccorso, quelli con indosso la divisa del 118. Quarant’anni, originario di Jesi, da almeno 15 si occupa di emergenze, di soccorsi alle persone. Ne ha viste di cose, lui. Sempre dentro l’ambulanza, prima alla Croce gialla di Morro D’Alba, poi a Marotta e da un anno al 118 di Senigallia. Eppure l’alluvione che giovedì notte ha devastato Senigallia e i paesi dell’entroterra della vallata del Misa lascia una sensazione di impotenza, di incredulità.

«In 15 anni di soccorsi sanitari, di emergenze di tutti i tipi non ho mai visto una cosa del genere, mai così tanta distruzione e così tanti morti». Eppure Marco quella sera il turno 20-08 neanche doveva coprirlo, non era suo. Destino. «In realtà non era il mio turno – racconta – ho fatto a cambio con un collega, che oltretutto vive nelle zone più colpite. Dovevo essere a casa, invece mi sono trovato nel bel mezzo dell’inferno». Un inferno che ha dato le prime, terribili avvisaglie verso le 22. «Sebbene prima piovesse fitto non mi ero reso conto del disastro che stava per succedere. Ero uscito per un soccorso sanitario poco dopo l’inizio del turno, avevo portato un paziente in pronto soccorso. E lì, arriva una coppia di ragazzi. Erano feriti, sporchi. Hanno detto al triage di essere rimasti feriti da una vetrata della loro abitazione divelta dall’ondata di fango che gli era entrata in casa. Erano stati travolti e si erano fatti male. Così erano saliti in macchina ed erano riusciti a raggiungere l’ospedale, ma in giro era un disastro… allora ho capito che sarebbe stata una delle notti più lunghe e difficili per me».

Di lì a poco le linee del 118 sono letteralmente saltate per le richieste di aiuto, mentre fuori impazzava un temporale apocalittico e si moltiplicavano i fischi delle sirene. «La prima chiamata di intervento per l’ondata di fango e acqua che aveva travolto automobili e persone è arrivata verso mezzanotte da Pianello di Ostra, una delle zone più colpite. Siamo andati, ma a un certo punto era impossibile proseguire con i mezzi, c’era un fiume di fango, detriti e acqua che impediva di transitare. Non riuscivamo a raggiungere i feriti. È stato terribile, una sensazione di grande impotenza. Siamo dovuti tornare indietro, finché non sono intervenuti i Vigili del fuoco con i loro mezzi speciali e hanno recuperato i feriti, portandoli in salvo. Così siamo tornati lì e abbiamo potuto caricare delle persone per portarle in ospedale».

La gente piangeva, disperata. Per la paura, per le vittime, per aver perso tutto in pochi istanti di imprevedibile furia della natura. Un intervento dietro l’altro, quello dei sanitari del 118, con rinforzi arrivati da tutta la provincia di Ancona. E un rischio anche per gli operatori stessi. «Stavo lavorando con la sensazione che anche io e i miei colleghi stavamo rischiando – racconta ancora Santini – siamo passati su un ponte, a Pianello di Ostra, dove poco prima di noi era passata un’altra ambulanza. Ma mentre transitavamo sembrava che stesse per crollare da un momento all’altro. A momenti l’ambulanza non finisce di sotto… però ce l’abbiamo fatta. È stata davvero dura, c’era fango dappertutto. S’era portato via recinzioni, macchine, furgoni, ponti, tralicci, alberi… persone».

Marco Santini autista soccorritore del 118 (Foto Facebook)

L’impatto più devastante per chi si trova a fronteggiare le emergenze è proprio lì: in quei dannati momenti quando compi il tuo dovere ma ti trovi di fronte la morte. E la morte ha il viso di un padre che si lancia per le scale dietro al figlio 25enne, sceso in garage per recuperare l’auto – Giuseppe e suo figlio Andrea Tisba – o di un padre di famiglia 51enne che lascia nel dolore la moglie e due figli. Diego Chiappetti era sceso anche lui in garage, nello stesso condominio di Giuseppe e Andrea a Pianello di Ostra, per liberare la macchina. La morte ha il viso stanco di Fernando Olivi, “Nando”, ultraottantenne rimasto sepolto nel seminterrato di casa. Lo stesso volto piegato dal terrore di Ennaji Mohamed, di Maria Luisa Sereni, di Erina Febi, Gino Petrolati e della giovanissima Noemi Bartolucci, ritrovata ieri in serata. Gente innocente che la furia omicida della natura non ha risparmiato.

«Mi sono trovato ad aiutare il medico a estrarre i corpi dal fango che li seppelliva – racconta ancora Marco emotivamente molto provato – erano sotto tanto fango, coperti di fogliame e detriti. Non è stato semplice trovarli. Non è stato semplice quando sentivi vicino le urla strazianti dei familiari che li cercavano… e mentre scavavo con le mani attorno c’era un silenzio irreale, tombale. Una cosa spaventosa. Le persone ci guardavano lavorare in silenzio, come sotto choc, come se trattenessero il fiato. Ho percepito un grande rispetto per il nostro lavoro ma anche una grande pietà, prima di esplodere in pianti e disperazione quando il fango restituiva qualche vittima».

Sette persone sono state estratte senza vita dall’automedica del 118 di Senigallia in quella notte maledetta e buia. Gli altri, nell’arco della giornata di ieri. «Purtroppo l’automedica che guidavo io era l’unica con il medico a bordo – spiega – quindi l’unica in grado di far effettuare le constatazioni dei decessi. Uno dopo l’altro, sembrava uno strazio senza fine. Psicologicamente è stato un impatto molto forte, eravamo lì per soccorrere dei feriti e ci siamo trovati che non c’era più nulla da fare». A ogni persona purtroppo esanime estratta dal fango la sensazione di sconfitta aumentava. Così come la paura, specie quando ai soccorritori è stato comunicato che tra i dispersi c’erano due bambini. «Abbiamo accompagnato in ospedale una mamma di Barbara, ferita, disperata. Poi ci hanno detto che la piena l’aveva sorpresa in macchina e che un’ondata di fango le aveva strappato dalle braccia il figlioletto di 8 anni. Che tragedia, dolorosissima». «Ogni cadavere recuperato aveva la sua storia drammatica, ogni famiglia piange qualcuno. Mi rimarrà sempre impresso quel ragazzo, Andrea, a Pianello di Ostra. Era più giovane di me, morto travolto dal fango mentre cercava di recuperare l’automobile. E suo padre che per salvare il figlio è morto pure lui. Non li dimenticherò mai. Come non potrò mai cancellare la disperazione delle persone, la sensazione che sotto quella montagna di fango e detriti vi fosse qualcuno sepolto. Abbiamo fatto l’impossibile e anche se a volte si dà per scontato che l’ambulanza arrivi sempre, vorrei far sapere che nel giro di un’ora – dunque in brevissimo tempo – la Potes di Senigallia è riuscita ad allestire altri due mezzi infermieristici per supportare le necessità della popolazione: c’erano tantissimi feriti, sfollati, persone sotto choc che avevo visto i loro cari morire o venire trascinati via dalla piena. Noi c’eravamo, è stato richiamato personale fuori servizio che ha risposto alla chiamata di rientro in tempi rapidissimi. E grazie al supporto delle ambulanze della Pubblica assistenza degli altri territori confinanti con Senigallia subito intervenute siamo riusciti a portare aiuto e soccorso, a mettere in salvo delle persone, ad accompagnarne altre negli ospedali e al sicuro», conclude Marco Santini. Anche se, viene da pensare, dopo la notte terribile dell’alluvione, al sicuro sarà difficile sentirsi anche dentro la propria casa.

Marco Santini durante un soccorso

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