Senigallia

Diritti civili e interruzione volontaria di gravidanza, manifestazione a Senigallia

Appuntamento in piazza Roma: «La strumentalizzazione del corpo femminile è al centro di questa malsana progettualità che intende calpestare i diritti delle donne»

Il municipio di Senigallia in piazza Roma
Il municipio di Senigallia in piazza Roma

SENIGALLIA – Le dichiarazioni di alcuni componenti della giunta regionale in tema di diritti civili e di interruzione volontaria di gravidanza hanno lasciato un ampio strascico dietro di loro, che si stanno trasformando da giorni in proteste e manifestazioni promosse dalla Rete femminista delle Marche “Molto+di 194”. L’ultima in ordine di tempo sarà oggi, 27 febbraio, a Senigallia, grazie al Movimento delle Donne contro i Fascismi che fa parte della citata rete.

«I consiglieri regionali della Lega, da novembre 2020 – spiegano le attiviste di Senigallia – stanno lavorando a una proposta per modificare il testo unico della legge sulla sanità cercando di portare avanti le posizioni di gruppi antiabortisti e provita, che chiedono di entrare nei consultori e welfare per le famiglie tradizionali. Al di fuori delle stanze decisionali, una propaganda antifemminista miete il terreno per il nuovo ordine auspicato, ledendo l’immagine della donna, figura subalterna e incapace di autodeterminarsi. La strumentalizzazione del corpo femminile è al centro di questa malsana progettualità che intende calpestare i diritti delle donne».

Il Movimento delle Donne contro i Fascismi di Senigallia, insieme a molte altre realtà marchigiane, si è messo in contatto con la Rete regionale Molto+di 194 Rete femminista Marche «per costruire un percorso di protesta che sia ancora più capillare, forte e risoluto. Insieme alla rete marchigiana abbiamo partecipato alla manifestazione del 6 febbraio in Ancona e condiviso le future tappe della mobilitazione». 

Oggi, sabato 27 febbraio, il movimento di Senigallia ha organizzato, compatibilmente con le norme anti covid, un presidio in Piazza Roma alle ore 17 «contro la narrazione tossica portata avanti dal nazionalismo religioso e la decisione della giunta regionale» di non approvare le nuove linee guida in materia di interruzione farmacologica della gravidanza che permetterebbero la somministrazione della pillola RU486 nei consultori. 

In Italia, rendono noto, solo il 17,8% degli aborti avviene con metodo farmacologico, contro il 97% della Finlandia, il 75% della Svizzera e il 66% della Francia. Nelle Marche solo il 6% delle interruzioni di gravidanza avviene con metodo farmacologico e in molti ospedali della Regione l’obiezione di coscienza arriva a percentuali comprese tra il 60 e 100%. Un primo duro attacco quindi non solo al diritto di aborto e di scelta delle donne ma anche a quello della salute, in contrasto con gli studi scientifici che propendono per l’interruzione farmacologica, in quanto riduce i rischi e le complicanze in maniera considerevole.

«Rivendichiamo, come donne e come corpo sociale discriminato, umiliato, oppresso, la necessità di un ribaltamento significativo delle logiche patriarcali e di controllo che chiudono dentro rigidità limitanti la scelta del singolo. Il percorso che abbiamo di fronte e indirizza i nostri passi verso l’abbandono di ideologie costringenti, che serrano l’individuo nello stampo imposto da un sistema verticistico, di controllo, sfruttamento e violenza. La fluidità di ciò che siamo non può essere messa a tacere dietro il ricatto culturale che la società pone».

Di fronte alla negligenza politica le donne rispondono chiedendo maggior impegno nella formazione di cittadini e cittadine consapevoli.  «La necessità di promuovere progetti di educazione sessuale ed affettiva nelle scuole è stata espressa anche in passato, durante la precedente amministrazione regionale che non ha dato ascolto alle studentesse e agli studenti che rivendicavano il loro diritto alla formazione e all’informazione. Progetti capaci di portare avanti importanti questioni sulla prevenzione, sulla contraccezione (che vorremmo gratuita), sulla conoscenza degli sportelli presenti nei consultori, sulla lotta agli stereotipi di genere e a ogni tipo di discriminazione sono stati bloccati dalla politica. Proprio per questo auspichiamo che siano la società civile, i movimenti femministi, il mondo scolastico e le associazioni a mobilitarsi per chiedere di non lasciare vuoti pericolosi, per tessere una rete fatte di maglie strette volenterose di tener fuori dalle nostre vite politiche di odio, emarginazione e violenza di genere.  Non smetteremo di lottare e liberare i nostri corpi da qualsiasi strumentalizzazione: nessun corpo è separabile dalle scelte proprie!

Durante il presidio di sabato 27 febbraio il Movimento delle Donne contro i Fascismi di Senigallia lancerà la campagna “Io scelgo” per «raccogliere un frammento della storia clandestina delle nostre scelte o non scelte. Con le stesse creare una contronarrazioni di voci plurali che chiedono la possibilità di scegliere, di essere ciò che si vuole, di uscire dalla precarietà».

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