Senigallia

Degrado in centro storico a Senigallia: «Vediamo i parcheggiatori abusivi ma non ciò che fanno i nostri figli»

Il primo cittadino Mangialardi ha posto l'accento sulle azioni di recupero sociale per ridare una positiva immagine del centro storico

I controlli della Polizia alla Rocca Roveresca
I controlli della Polizia alla Rocca Roveresca

SENIGALLIA – Il degrado in cui versano alcune zone del centro storico è tornato nel dibattito del consiglio comunale di Senigallia di mercoledì 30 maggio. In particolare, grazie all’interrogazione del consigliere Simeone Sardella (Pd), si è discusso della situazione dell’ex pescheria del Foro annonario, dei giardini della Rocca roveresca, della stazione ferroviaria.

Luoghi centrali, affollati, di transito, o a ridosso del centro storico, dove l’immagine che la città deve dare di sé non può che essere dignitosa e positiva. Cosa che invece non accade ora. Stando infatti alle cronache dei quotidiani – spiega Sardella – quelle zone sono in assoluto degrado dove, se va bene, ci sono persone che consumano droghe, mentre se va male, ci sono episodi di spaccio o di ubriachezza molesta.

«Non so – ha ribadito il sindaco Maurizio Mangialardi – se si tratti di sensazionalismo degli organi di informazione sul degrado in centro storico, so per certo che c’è un controllo costante e un’attenzione particolare delle forze dell’ordine per evitare o per lo meno contenere le situazioni borderline che si verificano».

Ma va oltre il primo cittadino, dicendo che «lì ci sono i nostri figli e sono, anzi, da intercettare per toglierli da situazioni di degrado o a rischio coinvolgendo anche le famiglie in azioni di recupero sociale». Recupero che permetterebbe anche di sfruttare al meglio le zone della Rocca roveresca, del Foro Annonario per dare una migliore immagine della città ai residenti e ai turisti. «Ma, molto spesso quando guardiamo a quelle zone – conclude il sindaco – vediamo solamente i parcheggiatori abusivi o chi chiede l’elemosina, senza invece osservare che ci sono i nostri figli a rischio».

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