Senigallia

Cresce il numero di contagiati nelle residenze per anziani di Senigallia

Sono quattro i deceduti alla fondazione Città di Senigallia e all’Opera Pia Mastai Ferretti. Vichi denuncia: «Tamponi effettuati tardi, ma ora c’è già un miglioramento»

La residenza per anziani della fondazione Opera Pia Mastai Ferretti di Senigallia
La residenza per anziani della fondazione Opera Pia Mastai Ferretti di Senigallia

SENIGALLIA – Crescono i numeri degli ospiti delle residenze protette di Senigallia positivi al coronavirus. Se fino a pochi giorni fa, le due principali strutture per anziani potevano considerarsi quasi delle oasi felici con pochi contagi, a distanza di poco più d’un mese dall’inizio della pandemia, i malati di covid-19 sono arrivati a superare quota 60 positivi, dei quali quattro poi deceduti, su un totale di oltre 300 ospiti.

A darne notizia sono i presidenti della fondazione Città di Senigallia, Michelangelo Guzzonato, e della fondazione Opera Pia Mastai Ferretti, Mario Vichi. In quest’ultima struttura, ubicata in via Cavallotti (foto in alto), su oltre 240 ospiti, i positivi sono saliti da quota 26 del 7 aprile a 41 di nove giorni dopo, dei quali 23 ancora nella sede in centro storico e 18 ricoverati in ospedale: due gli anziani deceduti. Nella residenza protetta situata in via del Seminario, su circa 60 ospiti totali i positivi sono 16, dei quali due ospedalizzati, a cui si aggiungono anche in questo caso due persone decedute nei giorni scorsi nel nosocomio cittadino, dove erano ricoverate proprio a causa delle complicanze dovute al covid-19.

Entrambe le strutture per anziani avevano da settimane vietato le visite ai familiari degli ospiti e agli esterni, facendo pressioni sulle autorità regionali perché venissero effettuati tamponi a tutti i presenti. 

Al termine degli accertamenti, anche alcuni dipendenti sono risultati positivi al coronavirus: almeno una dozzina nelle due strutture, di cui alcuni asintomatici, forse uno dei motivi del dilagare del contagio all’interno delle case di riposo senigalliesi.

Guzzonato (fondazione Città di Senigallia) ha voluto rimarcare che la prevenzione è stata l’unica arma che ha consentito di limitare i contagi, che sarebbero potuti oggi essere molti di più; il presidente dell’Opera Pia, Mario Vichi, è voluto intervenire proprio su questo punto per denunciare invece una gestione non adeguata dell’emergenza. «Il primo caso è insorto il 20 marzo. In vista del rischio contagio possibile avevamo compartimentato i reparti e individuato una zona destinata covid. Poi si è diffuso nel reparto del primo piano, in via Leopardi. Ci siamo chiesti quale possibile fonte e abbiamo sollecitato di fare i tamponi al personale, visto che agli esterni non era permesso l’accesso, a parte i medici di base. Siamo riusciti a fare i tamponi a tutto il personale nostro e della cooperativa (120 tra oss e infermieri) solo tra il 7 e il 9 aprile, perché prima le disposizioni regionali e nazionali non lo prevedevano».

Un tempo troppo lungo, secondo Vichi: una risposta diagnostica che è tardata ad arrivare e che ha permesso al virus di diffondersi quasi incontrastato. Quasi perché solo la netta divisione tra i vari reparti ha permesso agli ospiti delle altre zone della fondazione Opera Pia Mastai Ferretti di evitare il contagio. Così come nella fondazione Città di Senigallia sono state predisposte delle stanze dove accudire gli anziani positivi, separandoli da quelli negativi al tampone.

Tuttavia un miglioramento sembra esserci: tre ospiti della fondazione di via Cavallotti, tra i primi a essere ricoverati, sono rientrati in struttura a seguito dell’esito negativo del tampone; sono previsti altri rientri dall’ospedale in queste giornate. Un motivo di fiducia e un segnale di speranza: «si può ritenere, alla luce dei pareri medici ricevuti, che ad oggi la situazione stia andando verso un significativo contenimento», conclude Vichi e il consiglio di amministrazione.

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