Senigallia

Coronavirus, a Senigallia scoppia la polemica sui provvedimenti anti contagio

Albergatori, esercenti, sportivi, mondo della scuola: sono in molti a non vedere di buon occhio le scelte intraprese dalla politica contro la diffusione del covid 2019

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SENIGALLIA – Intervento tempestivo o tardivo, sensato e coerente oppure esagerato e confuso, insomma: utile o inutile. A Senigallia, dopo la decisione di chiudere le scuole di ogni ordine e grado e annullare o rimandare a dopo il 4 marzo le manifestazioni pubbliche, il dibattito è più che mai acceso e non mancano pareri opposti, com’è ovvio che possa accadere, ma soprattutto commenti molto accesi. La scelta di adottare provvedimenti drastici come appunto lo stop alle lezioni scolastiche e la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche di qualsiasi natura non è stata ben vista da molte persone che ritengono queste misure tardive, incoerenti, esagerate e dannose al sistema economico cittadino e regionale. In pratica, è peggio il rimedio del danno. E anche il dietrofront del governatore delle Marche Ceriscioli all’input del premier Conte non è servito a rincuorare gli animi dei cittadini marchigiani.

Ecco come la riunione di governo e regione è diventata oggetto di ironie e battutine di chi aggiungerebbe ai provvedimenti «anche un coprifuoco, che non guasta mai!» o di chi ipotizza sarcasticamente persino «l’utilizzo dei blindati o dei militari» per Senigallia. Se a questo clima si aggiungono tutti i comportamenti al limite della psicosi – come le scorte di cibo, gel disinfettanti e mascherine, quasi fossimo in guerra – diventa evidente che l’atteggiamento della politica nazionale e regionale non sembra infondere grande fiducia nella popolazione. Motivo per cui l’amministrazione comunale senigalliese è corsa ai ripari diramando una nuova nota stampa.

In questa comunicazione emessa oggi, 26 febbraio, si precisa che «si devono ritenere sospese tutte le manifestazioni che, comportando l’afflusso di pubblico, esulano dall’ordinaria attività delle comunità locali. Pertanto le manifestazioni pubbliche come gare, tornei o altre attività che prevedono la presenza di pubblico esterno sono sospese fino alla data del 4 marzo compreso, come indicato nell’ordinanza, mentre le attività sportive in impianti sportivi e palestre scolastiche proseguiranno regolarmente, purché non vi siano previste gare o di manifestazioni che prevedono la presenza di pubblico. Inoltre, sempre fino al 4 marzo, sono sospese le attività rientranti nel pubblico spettacolo ai sensi del Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza, nonché tutti gli eventi che si svolgono su suolo pubblico o aperti al pubblico soggetti all’obbligo di avviso o autorizzazione preventiva da parte della questura. Non rientrano in questa categoria, e potranno quindi continuare a svolgere regolarmente la propria attività, i bar, i ristoranti e gli esercizi commerciali in genere, compresi i mercati. Pertanto, il mercato settimanale del giovedì si svolgerà regolarmente».

Ma anche questa precisazione sui provvedimenti non è bastata a sgonfiare la polemica. Laura commenta: «sì perché dopo il 4 marzo non si attaccherà più il coronavirus», mentre Valerio riflette «se consideriamo che ha un’incubazione di una ventina di giorni… non ha senso ed è tardo come provvedimento». Tra i cittadini c’è anche chi difende per lo meno il tentativo di governo e regione: «È semplice commentare senza avere responsabilità sulla salute pubblica. Se avesse fatto il contrario tutti lo avrebbero insultato per menefreghismo…» commenta Piero.

Sulla questione è intervenuto anche l’avvocato Corrado Canafoglia (Unione nazionale consumatori) che ha voluto ribadire un concetto molto semplice, quasi un appello alla calma: «In tutta questa confusione ritengo che siano gli esperti medici a dover parlare per evitare di aggiungere ulteriore confusione».

Tra le associazioni di categoria, è Giacomo Cicconi Massi (Confartigianato) a intervenire sulla questione: «Su alcune disposizioni intraprese per evitare il diffondersi del coronavirus, siamo d’accordo, su altre no. Le ripercussioni economiche che le imprese del senigalliese si trovano ad affrontare ci preoccupano molto. Il tema sanitario deve comunque avere la priorità. La chiusura delle scuole può essere una misura precauzione per evitare il diffondersi del contagio ma la sospensione della formazione professionale, oltre che di altre iniziative, rischia di essere per esempio un danno per l’economia. Abbiamo rilevato la necessità di affiancare alla visione emergenziale una visione di più lungo periodo. Ripercussioni sul nostro export, annullamento e riprogrammazione sine die delle più importanti fiere nazionali, attivita chiuse ed un balletto tra decisioni nazionali e regionali non giovano sulle attività e sull’indotto a queste collegato. Siamo molto preoccupati».

Anche gli albergatori di Senigallia hanno indicato la mancanza di coerenza di certe scelte che rischiano di mandare l’economia senigalliese in tilt. Enrico Rimini, imprenditore del sistema ricettivo senigalliese nonché ex consigliere comunale, ritiene che certe scelte vadano concordate a livello nazionale. Marco Manfredi dell’associazione “Alberghi e Turismo” auspica «un atteggiamento sano soprattutto dalla politica, che tenga conto dell’ipersensibilità delle persone sul tema del coronavirus. Senza fare allarmismi, bisogna evitare scelte improvvisate» come appunto la chiusura delle scuole quando in città non c’è alcun contagiato da Covid-2019.

Anche tra i gestori di attività economiche serpeggia il malcontento: «Sono talmente inc…to perché mi salterà tutto (manifestazioni ed eventi, Ndr) ed è un danno economico gigante. Sono misure confuse e incoerenti: o chiudono tutto o niente, perché anche in un ristorante possono esserci 200 coperti. Conte e Ceriscioli stanno giocando e intanto noi siamo in balia di queste ordinanze e smentite» dichiara Giacomo.

Giancarlo, collaboratore scolastico, nutre dei dubbi sulla tempestività dei provvedimenti: «Io credo che sia giusto adottare tutte le precauzioni possibili per diminuire la possibilità che i cittadini contraggano il virus. Per quanto riguarda le scuole, ma anche per tutto il resto penso oramai sia troppo tardi per chiudere i “cancelli” se il problema è già dentro il nostro Paese. Non possiamo evidentemente bloccare tutte le attività. Blocchiamo i trasporti? Le attività produttive? E chi produce i beni di prima necessità? Chi li trasporta? Se poi non ti fanno accedere nei supermercati? A che cosa serve tenere i bambini a casa se poi i genitori lavorano, vanno al bar, vanno in palestra o vanno in banca o dal dottore? Annullate anche le gare di ruzzola che si svolgono all’aperto sulle strade di campagna: questo è terrorismo, in senso buono».

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