Senigallia

Morte Francesco Saccinto, la Cassazione conferma la condanna a 7 anni per Omar Turchi

«Alla morte del giovane corinaldese è finalmente stata fatta giustizia», ha detto soddisfatto il legale della famiglia Corrado Canafoglia

Francesco Saccinto
Francesco Saccinto

CORINALDO – Omar Turchi sconterà 7 anni di carcere per l’omicidio del 15enne Francesco Saccinto avvenuto nel 2013. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione nell’udienza tenutasi ieri pomeriggio in cui è stato rigettato il ricorso presentato dai legali del muratore 39enne che la sera del 10 settembre, mentre era ubriaco alla guida del suo furgone, travolse e uccise il giovane in sella a un ciclomotore.

La vicenda destò molto scalpore sia nel paese gorettiano che in tutta la regione. L’omicida – ancora non era stata approvata la legge sull’omicidio stradale – non solo guidava con un tasso alcolemico di 2.23 g/l (oltre quattro volte più del consentito e si rifiutò inoltre di compiere il test antidroga), ma era alla guida nonostante la patente fosse già stata ritirata nel 2010 e nel 2008 per lo stesso reato di guida in stato di ebbrezza.

Proprio su questo puntava Marcello Marcellini, legale del 39enne, con il ricorso: chiedeva che venissero riconosciute le attenuanti generiche e che la pena venisse ridotta perché le istituzioni sarebbero colpevoli di ignavia, avendo praticamente lasciato che il 39enne girasse nonostante la sua tossicodipendenza.
Ricorso rigettato perché secondo la Cassazione – come ha dichiarato il legale della famiglia Saccinto, avv. Corrado Canafoglia – «non solo era ubriaco e rifiutò di sottoporsi al test sull’assunzione di droghe, ma non mostrò mai pentimento, anzi sorrideva quando scese dal mezzo con cui investì il 15enne uccidendolo, senza nemmeno prestargli soccorso. E arrivò persino ad accusare il ragazzino morto sull’asfalto di aver invaso la corsia. Quando i Carabinieri lo accompagnarono a casa per cercare la patente, inoltre – continua l’avvocato Canafoglia – dichiarò con testuali parole che non gliene “fregava un ….” e che sarebbe andato a dormire. Ecco perché, giustamente, non sono state riconosciute le attenuanti generiche».

Per Omar Turchi si aprono le porte del carcere: il muratore aveva scontato finora solo qualche mese agli arresti domiciliari, da cui evase nel dicembre dello stesso anno per andarsi a comprare dell’eroina.

Si chiude così, dopo 5 anni, il processo iniziato quando ancora non c’era la legge sull’omicidio stradale: «un processo – commenta l’avvocato Canafoglia – che mi aveva particolarmente coinvolto a livello emotivo. Siamo soddisfatti dell’esito giunto con la sentenza finale in Cassazione che conferma quanto stabilito in Appello. Una pena dura ma giusta per chiunque uccida un 15enne perché alla guida sotto l’effetto di alcol o droghe».

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