Senigallia

Padre e figlio travolti dal treno a Senigallia: cordoglio in città per la tragedia nata da una discussione familiare

Dopo un diverbio il figlio Claudio è uscito di casa per scavalcare un muretto e raggiungere i binari: travolto per primo il papà

Le vittime Stefano e Claudio Pannacci; il punto dove sono saliti sui binari

SENIGALLIA – Pioggia di messaggi di cordoglio tra la spiaggia di velluto e il capoluogo umbro per la tragedia che ha visto coinvolti Stefano e Claudio Pannacci. A poco più d’un giorno dai drammatici eventi avvenuti mercoledì sera, 17 agosto, in zona Cesanella, si moltiplicano le attestazioni di dolore per la morte di padre e figlio travolti sui binari da un treno merci, al termine di una discussione familiare.

Proprio un rifiuto a ricoverarsi in una clinica per dei problemi psichici con cui da tempo il 26enne Claudio doveva fare i conti, una forte depressione, sarebbe all’origine del diverbio tra il figlio e i genitori Gloria e Stefano, separati ma in buoni rapporti. Per seguire il figlio Stefano Pannacci, 62enne di Valfabbrica e professore a Perugia, era giunto a Senigallia: il giorno seguente, giovedì 18, sarebbero dovuti partire per un consulto nella struttura toscana. Il giovane voleva però tornare a Perugia dove l’avrebbe raggiunto la fidanzata. 

Da qui sarebbe nata la discussione che l’ha portato poi a uscire dall’appartamento, a scavalcare il muretto che separa l’area condominiale dai binari della linea ferroviaria Bologna-Ancona e a correre verso sud. Il padre gli è corso dietro per tentare di dissuaderlo ma è stato proprio lui, che si trovava a fianco dei binari, il primo a essere travolto dal treno merci che viaggiava in direzione sud. Il suo corpo è stato ritrovato qualche metro più avanti, occultato tra la vegetazione che nasconde i binari. Solo in un secondo momento è stato travolto e ucciso anche Claudio, che è stato invece trascinato e scaraventato per almeno un centinaio di metri, quasi fino a via Goldoni.

Durante tutto ciò, nulla ha potuto fare la mamma Gloria, anche lei insegnante, che ha seguito gli eventi da vicino: è stata trovata sotto choc e semisvenuta dai residenti dei due condomini ai civici 141 e 142 del lungomare Mameli. Diversi di essi sono usciti dopo aver sentito delle voci concitate e poi le urla della donna, ma anche per quel fischio del treno che in molti ricorderanno ancora per parecchio tempo. Proprio i vicini hanno parlato di straziante tragedia al termine di una vacanza passata in tranquillità, senza episodi che potessero far pensare a un finale così drammatico. Smentita dai guarda spiagge e dai bagnini di salvataggio la voce secondo cui Claudio, poche ore prima, si sarebbe gettato dagli scogli in acqua. La donna, dimessa dall’ospedale di Senigallia, è stata accolta da una sorella in un comune limitrofo. Assente invece l’altra figlia.

Non tutti i residenti delle due palazzine a Senigallia conoscevano Claudio e Gloria, alcuni vicini avevano visto per la prima volta Stefano nei giorni precedenti; ma la tragedia ha lasciato senza parole moltissime persone. Così come a Perugia e Valfabbrica. Dall’istituto d’istruzione superiore “Cavour Marconi Pascal” di Perugia scrivono: «Con profonda commozione, ci uniamo al dolore della famiglia del nostro caro professore Stefano Pannacci e di suo figlio Claudio, scomparsi prematuramente in un tragico incidente». «Sono onorata – scrive una studentessa – di aver conosciuto una persona che è stata in grado di fare un gesto così pieno d’amore. Condoglianze alla famiglia, ci mancherai prof!». E ancora: «Mi unisco alla commozione di tutti coloro che come me hanno avuto la possibilità di conoscere una persona così squisita nel carattere, nei modi e nella cultura. Piacevole interlocutore, rimango desolata ed attonita di fronte ad una notizia così inspiegabile. Un sentito abbraccio alla famiglia tutta».
Tra le passioni di Stefano c’era anche il canto e dalla Corale Monteluce Perugia scrivono: «Non riusciamo a crederci che non ti vedremo mai più, che non rideremo più insieme, che sabato scorso abbiamo cantato insieme l’ultima volta… Sei ancora troppo presente perché riusciamo a dirti addio. Ciao Stefano, ti abbiamo voluto e ti vogliamo bene».

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