Senigallia

Conclusi i lavori, cattedrale e palazzo diocesano di Senigallia tornano a splendere

L'architetta Copparoni: «Restituito alla comunità un pezzo della città antica, per esaltarne il suo valore culturale»

L'architetta Stefania Copparoni

SENIGALLIA – Dovevano iniziare già prima dell’estate ma sono partiti solo a settembre i lavori di manutenzione del palazzo vescovile cittadino. Oggi, finalmente, viene riscoperto e restituito alla città uno degli edifici più datati del centro storico senigalliese che risale a fine ‘700, con la seconda ampliazione della città in un’ area non insediata. Datato ma anche dimenticato per certi versi, occultato com’era dalla vegetazione fino al 2016, anno di rifacimento della piazza Garibaldi che ha visto sparire gli alberi. 

«A settembre è partito l’intervento al palazzo vescovile, mentre quello sulla cattedrale un mese dopo. Non c’erano criticità strutturali o rischi per la sismicità dell’edificio – spiega la responsabile dei lavori, architetta Stefania Copparoni – ma era ora che si intervenisse per ripristinare l’aspetto estetico. Crediamo che negli ultimi cento anni non sia stato ritoccato granché, tranne un necessario intervento a seguito del terremoto del ’30 e un ritocco esterno oltre 20 anni fa».

Numerosi gli effetti abrasivi dettati dalla vicinanza di Senigallia al mare, con le pietre originali in arenaria che si stavano disfacendo. Distacchi che si notavano solo da vicino e che anche nel passato avevano causato altri problemi divenendo oggetto di altri interventi e di sostituzioni con il cemento. La differenza la vede solo un occhio esperto o quanto meno molto attento, non certo chi vi passa sotto dando uno sguardo a malapena.

Non ci sono state criticità e il cantiere sembra essere filato liscio senza troppi disagi alla cittadinanza, se non a qualche operatore commerciale del mercato cittadino che si è visto ridurre lo spazio assegnato per far posto all’impalcatura. Il risultato è quello di un monumento finalmente restituito alla comunità che, dove possibile, ha mantenuto le pietre originali, come nel caso delle cornici alle finestre del palazzo della Diocesi.

«Nonostante sia una manutenzione, l’intervento di restauro è sempre una sorta di trasformazione, anche culturale – continua Copparoni – cambiano i riferimenti e le normative, cambiano le tecniche e i materiali, cambia anche l’approccio: noi in questo intervento abbiamo cercato di tenere sempre presente che stavamo sistemando un pezzo di città, che gode di fondi pubblici e che pertanto va restituito alla comunità esaltando il suo valore culturale». Tolta l’impalcatura, il resto dell’effetto – oltre al colore di nuovo vivo e privo di incrostazioni di smog – arriverà con le luci: decine di corpi illuminanti renderanno anche più scenico il monumento, adattabile anche a vari scenari come gli eventi pubblici che si organizzeranno in piazza.

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