Senigallia

Senigallia, concessioni balneari in scadenza nel 2023: imprenditori e indotto a rischio

La Bolkestein ora è ben più d'uno spettro che negli anni aleggiava sopra il settore: il termine è molto vicino e gli operatori sono preoccupati: «Tutti abbiamo investito e ora tanti progetti si sono fermati. Speriamo in una prelazione o in adeguati indennizzi»

L'estate a Senigallia: affollata la spiaggia di velluto
L'estate a Senigallia

SENIGALLIA – Bagnini in agitazione dopo l’annuncio della scadenza al dicembre 2023 di tutte le concessioni balneari in virtù della direttiva europea Bolkestein. Approvata dal parlamento europeo nel 2006 e recepita dall’Italia nel 2010, non ha mai trovato applicazione grazie a continue proroghe e rimandi che sarebbero serviti per riformare il settore. Così non è stato e la settimana scorsa è arrivata la doccia fredda con il Consiglio di Stato che ha messo un orizzonte temporale ben definito. Fin troppo secondo gli operatori balneari che ora temono per i propri investimenti e le proprie attività, così come i lavoratori stagionali temendo una contrazione del lavoro, così come i fornitori che vedono ora fermarsi varie richieste di prodotti. Insomma la categoria si sta fermando e con essa tutto l’indotto. Proprio per oggi è previsto un incontro tra le Regioni e il ministro al turismo Massimo Garavaglia allo scopo di affrontare il problema.

«Siamo molto preoccupati per questa scelta, commenta Francesco Clementi, referente CNA Balneari nonché imprenditore del settore grazie a uno stabilimento sul lungomare Mameli di Senigallia. Tutti abbiamo fatto investimenti considerando la scadenza del 2033, come stabilito dal governo italiano nel 2018; abbiamo preso impegni, contratto mutui, ipotecato beni, prenotato attrezzature nuove per le prossime stagioni. Ora tutto questo si ferma perché non c’è più tempo per poter rientrare degli investimenti fatti». 

Il che pone un grosso problema per coloro che hanno investito decine di migliaia di euro in attrezzature o nel rifacimento del proprio stabilimento balneare, ma un problema enorme per quanti si sono già indebitati per centinaia di migliaia di euro in base a piani economici calibrati sul lungo periodo. «Ora ci ritroviamo in difficoltà – spiega ancora Clementi – ovviamente delle aste sapevamo già, ed è anche giusto che si facciano, ma così sembra un salto nel buio, ci mette in ginocchio senza nessuna prospettiva».

E le conseguenze non tarderanno ad arrivare. Anzi in molti aspetti si stanno già manifestando. Innanzitutto chi aveva in mente di entrare nel settore già dalla prossima estate si sta ravvedendo della scelta, attendendo tempi migliori; chi stava pianificando riqualificazioni, acquisti di nuove attrezzature, espansioni con nuovi stabilimenti ha fermato ogni progetto. «Io stesso, sapendo che davanti avevo altri 12 anni, ho fatto degli investimenti: ora il rischio è di non poter rientrare in possesso dei capitali investiti. Ma avevo anche in mente nuovi progetti che al momento ho fermato. E c’è un ulteriore problema: non è stato detto nulla sugli indennizzi o su eventuali diritti di prelazione per i precedenti concessionari. Si parla di eventuali durate di 5-6-7 anni, un lasso di tempo troppo breve per poter ammortizzare. Però nel frattempo ci sono tante famiglie che hanno puntato su questo settore e non sanno che futuro aspettarsi. Di certo, nei prossimi due anni, molti imprenditori ridurranno gli investimenti, con il rischio di un abbassamento della qualità dei servizi all’utenza».

Un’ultima considerazione è più di carattere sociale: «Registriamo una certa ostilità nei nostri confronti» afferma. La categoria dei bagnini viene vista da tante persone come una casta di privilegiati «che guadagna tanto e paga poche tasse. Eppure noi paghiamo quello che lo Stato ci chiede come canone, ed è stato anche aumentato, paghiamo un’enormità di tari, paghiamo di tasca nostra il servizio di salvataggio che permette a tutti di passare un’estate il più serena possibile e infine curiamo e riqualifichiamo a spese nostre il demanio. Assistere a una serie di commenti negativi su una categoria non fa certo piacere, men che meno vedere tanto astio nei nostri confronti».

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