Senigallia

L’archivio sulla città di Gianluca Quaglia: la storia di Senigallia diffusa sui social

Da tempo un geometra 44enne fornisce documenti e fotografie storiche sia a ricercatori e autori per le proprie pubblicazioni ma anche sul web: «Voglio che le persone si innamorino della città». Ecco chi è

La piantina di Senigallia firmata dall'arch. Sante Vichi, di inizio '700, per gentile concessione di Gianluca Quaglia
La piantina di Senigallia firmata dall'arch. Sante Vichi, di inizio '700, per gentile concessione di Gianluca Quaglia

SENIGALLIA – Dalla semplice curiosità alla passione il passo spesso è molto lungo perché non sempre diamo seguito a ciò che ci stuzzica. Per qualcun altro invece è breve, molto breve, e quella che era una piccola collezione, magari senza avere in mente un tema preciso, ora sta per diventare un archivio storico con migliaia di oggetti. Così è iniziato il percorso del 44enne Gianluca Quaglia, che da tempo fornisce interessanti spunti storici ai cittadini e ai ricercatori. Come? Soprattutto sul web, perché la conoscenza di Senigallia sia sempre più diffusa.

«La passione per la storia della città e per il suo sviluppo urbanistico nasce fin da giovane grazie alla mia curiosità e alla mia formazione scolastica», spiega il senigalliese, classe ‘76 diploma da geometri all’istituto Corinaldesi nel 1995. La voglia di approfondire gli aspetti urbanistici legati agli ampliamenti della città e le storie che si celano dietro i palazzi più importanti della spiaggia di velluto lo spinge a passare dalla filatelia, da una semplice collezione di francobolli, alle cartoline, alle fotografie, ai libri su Senigallia e le sue frazioni. «Spesso, da giovane, non c’erano tanti soldi per acquistare i libri, per cui è stato intenso il lavoro bibliografico e di ricerca dei testi». Si è buttato soprattutto sul periodo che va da fine ‘800 alla seconda guerra mondiale, ma ovviamente non mancano materiali – e sono tanti – di altre epoche, precedenti e successive, «trovati anche girando per i vari mercatini che oggi sono sospesi» a causa della pandemia da covid. 

Gianluca Quaglia
Gianluca Quaglia

Così si è creato una biblioteca personale: in quell’archivio privato, denominato “Archivio Storico Quaglia – Senigallia“, che sta attendendo l’approvazione da parte del comitato scientifico del “Censimento delle Raccolte e degli Archivi Fotografici in Italia”, sono comprese oltre mille fotografie che vanno dall’800 (le ricerche sulla fotografia vennero sviluppate soprattutto nei primi 30 anni di quel secolo, Vd. Diego Mormorio “Storia della fotografia”, 1996) fino al 2000; circa 750 tra mappe, cartine, manifesti (ben 55 solo sulla fiera di Sinigaglia), fatture, lettere (tra cui una firmata da Girolamo Simoncelli) e manoscritti; 350 riviste e oltre un migliaio di libri, di cui 445 che parlano specificatamente di Senigallia e altri 300 che la trattano. Tra i pezzi più preziosi, un disegno acquarellato dell’arch. Sante Vichi, sullo stato di fatto della città di Senigallia precedente la seconda ampliazione.

Una cartolina da Senigallia datata 1911, per gentile concessione di Gianluca Quaglia
Una cartolina da Senigallia datata 1911, per gentile concessione di Gianluca Quaglia

Un patrimonio notevole che non resta però a impolverarsi in qualche cantina o soffitta ma che lo stesso Gianluca Quaglia mette a disposizione di chiunque. Come? Innanzitutto agli autori, come il prof. Giuseppe Santoni, nelle cui pubblicazioni compaiono cartoline, fotografie e porzioni dei testi di cui è in possesso. La versione classica, tradizionale. C’è poi il metodo più contemporaneo: la condivisione sui social. «Quando guardo una fotografia che magari viene resa pubblica su Facebook, cerco di partire dai dettagli per capire a quale epoca risalga e poi di solito commento dando informazioni per una sua contestualizzazione oppure pubblicando interi estratti dei libri che ho acquistato e scansionato».

Alla solita domanda, forse fin troppo materialista, “perché lo fai?” o “cosa ci guadagni?” risponde così: «La mia idea è che il sapere debba essere divulgato – spiega l’appassionato collezionista e archivista, uno storico de facto – e mi piacerebbe che le persone tornassero a innamorarsi della città. Per questo rendo fruibili alcuni materiali sui social, perché voglio far conoscere la città com’era in passato e le differenze che ci sono con il presente». Per lui è quasi una missione. «Ma è un compito che dovrebbero svolgere le istituzioni: conoscere la storia della propria città – conclude Gianluca Quaglia – aiuta a capire l’uso attuale di un edificio, di uno spazio pubblico ma soprattutto pone le basi per il futuro». Magari sviluppando un dibattito più consapevole e quindi più utile per progettare gli investimenti, sempre di meno. Ben vengano quindi questi archivi, pubblici o privati, e ben venga la diffusione on line: il sapere – se divulgato con serietà e rigore – viaggia bene anche sui social.

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