Senigallia

Cittadinanza negata a Patrick Zaki, la Scuola di Pace bacchetta l’amministrazione di Senigallia

Il direttivo dell'associazione: «Una scelta priva di logica, che mostra insensibilità. Perché hanno aderito all'iniziativa per il primo anniversario della sua incarcerazione?»

Patrick Zaki, l'iniziativa della Scuola di pace V.Buccelletti di Senigallia
Patrick Zaki, l'iniziativa della Scuola di pace V.Buccelletti di Senigallia

SENIGALLIA – Sul rifiuto della cittadinanza onoraria a Patrick Zaki da parte del consiglio comunale interviene anche la Scuola di Pace “V. Buccelletti” di Senigallia. Lo fa protestando sia contro la scelta espressa dalla maggioranza consiliare ma soprattutto contro le motivazioni alla base di tale rifiuto.

«Una scelta priva di logica, che mostra insensibilità alla sofferenza umana» si legge in una nota stampa. La famiglia di Patrick Zaki ha affermato che l’unica cosa che conforta il ragazzo, facendolo resistere alla depressione dovuta a un anno e più di carcere e alle torture fisiche e psicologiche, è proprio questa catena di solidarietà. 

«Non è vero che le battaglie simboliche non sono importanti. L’identità di ogni comunità umana si costruisce attorno a dei simboli che rimandano a valori più profondi. Insignire Patrick di questa onorificenza avrebbe significato affermare che chiunque venga privato dei diritti umani fondamentali trova cittadinanza a Senigallia. Mantenere affisso sulla facciata del comune uno striscione giallo per chiedere “Verità per Giulio Regeni” avrebbe ricordato a tutti che i figli torturati e uccisi ingiustamente sono nostri figli».

Dalla Scuola di Pace anche la replica ai consiglieri Schiavoni e Brescini che sono intervenuti in aula. «Appare allora superficiale l’argomentazione del consigliere Schiavoni in merito al fatto che si protesti soltanto per Patrick e non per tutti gli altri detenuti in Egitto che sono nelle sue stesse condizioni. Come a dire: “siccome non possiamo salvare tutti allora non salviamo nessuno”. È proprio per questo che le battaglie simboliche sono importanti; perché sono universali, valgono per tutti, anche per chi non compare nei giornali. Non si comprende, inoltre, perché la consigliera Brescini, che rappresenta il consiglio comunale nel comitato direttivo della Scuola di Pace, consideri la cittadinanza a Patrick un’operazione di facciata e inutile ma non si sia opposta alla scelta da parte dell’amministrazione della città, in risposta ad un invito di Amnesty International, di illuminare di giallo la facciata del palazzo comunale, lo scorso 8 febbraio, primo anniversario dell’incarcerazione di Patrick. Non era anche quella un’operazione di facciata?».

Ma i componenti della Scuola di Pace non si limitano alle critiche: come loro solito avanzano anche un invito all’amministrazione comunale e alla maggioranza di centrodestra: «La nostra città dovrebbe mobilitarsi in modo unitario. Certo è legittimo per un’amministrazione comunale non condividere uno strumento (in questo caso la cittadinanza onoraria) ma sarebbe doverosa una proposta alternativa, coerente con la risposta già data l’8 febbraio all’appello di Amnesty International, mostrando in tal modo che la questione le sta a cuore». Non un segno di debolezza ma di serietà e maturità politica.

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