Senigallia

Circolo Arci di Scapezzano, botta e risposta sui social con l’amministrazione comunale

Sulla chiusura dei locali pesano una richiesta di condono per un abuso edilizio e la questione sicurezza, ma la polemica è pronta

Il circolo Arci a Scapezzano di Senigallia
Il circolo Arci a Scapezzano di Senigallia

SENIGALLIA – Botta e risposta sui social tra il direttivo del Circolo Arci Pro Scapezzano aps e l’amministrazione comunale di Senigallia sulla temporanea chiusura dello storico luogo di ritrovo della frazione per questioni amministrative, burocratiche e di sicurezza. Segnali di tensione nonostante da entrambe le parti si invochi il dialogo per risolvere nel migliore dei modi una situazione complessa che parte anni fa ma che ha avuto un’accelerazione molto recente.

La versione del circolo e l’accusa

«I rappresentanti del circolo sono intenzionati e pronti a risistemare la struttura e sono pronti ad affrontare le relative spese» fanno sapere dal direttivo del Circolo Arci Pro Scapezzano ritenendo di essere stati «oggetto di una serie di provvedimenti a catena da parte dell’amministrazione comunale. Inizialmente (giustamente) l’Amministrazione ci ha intimato – a seguito degli eventi atmosferici del 2 dicembre scorso che hanno portato al distacco di parte della copertura del circolo stesso – di ripristinare le condizioni di sicurezza. Ordinanza (5 dicembre 2023) immediatamente eseguita dai responsabili dell’Associazione. Successivamente l’Amministrazione comunale a fine gennaio scorso, con nostra sorpresa, comunicava “motivi ostativi” all’accoglimento di una vecchia istanza di condono presentata nel 1985 (procedimento finalizzato all’ordine di demolizione della struttura) senza però concedere, come avrebbe dovuto, tre mesi di tempo per integrare alcuni documenti necessari per la definizione della pratica di condono stesso. Il circolo decideva pertanto di dare mandato all’Avvocato Roberto Paradisi per tutelare le ragioni dello storico circolo. Il legale, con memoria del 5 febbraio, rappresentava il non rispetto delle normative in vigore e la possibilità giuridica da parte del Circolo stesso di ottenere un termine di tre mesi per adempiere alla integrazione documentale. Norme alla mano, gli uffici tecnici prendevano atto di quanto rappresentato dal legale e concedevano il termine indicato di tre mesi. Immediatamente il direttivo si è messo in moto integrando quasi tutta la documentazione richiesta (entro i tre mesi verrà completato il deposito). Nonostante questo, arrivavano in rapida sequenza e inaspettatamente un’ordinanza di cessazione di attività di somministrazione di alimenti e bevande (4 marzo 2024) e una ulteriore ordinanza a firma direttamente del sindaco Olivetti di “inibizione a scopo precauzionale” (20 marzo 2024) del circolo, anche nella parte non interessata dal distacco di parte della copertura, comunque già rimessa in sicurezza. Abbiamo già contestato, nelle dovute sedi, provvedimenti che riteniamo iniqui e non necessari finalizzati a smantellare un punto di ritrovo storico per i cittadini residenti e che fonda l’identità della frazione stessa. Naturalmente, e i nostri atti degli ultimi mesi lo dimostrano, avevamo e abbiamo l’intenzione di ottemperare a tutte le prescrizioni di legge per ottenere il rilascio del condono edilizio e siamo i primi a voler garantire la massima sicurezza per chi accede al circolo. Ma siamo altrettanto convinti, documenti alla mano, che nessun problema di sicurezza oggi è presente, tantomeno nella parte del circolo (di fatto separata dal resto dell’immobile) che non è stato minimamente interessato al parziale cedimento della copertura. Insieme al nostro legale Avv. Paradisi abbiamo pertanto l’intenzione di far valere le ragioni di un’intera frazione nella speranza che non si renda necessaria una battaglia giudiziaria. Fino alla fine, cercheremo la strada del dialogo e del buon senso. Ma se costretti, per tutelare una intera frazione che già oggi si sta raccogliendo simbolicamente intorno al suo luogo storico di ritrovo, combatteremo legalmente in ogni sede per consentire ai nostri cittadini di tornare a vivere il luogo della memoria storica della frazione».

La versione dell’amministrazione comunale: la replica

«La narrazione della vicenda del Circolo ARCI di Scapezzano e soprattutto le gravi minacce, rivolteci sui social da alcuni soggetti, ci costringono a ripercorrere esattamente la vicenda. Precisiamo che sulla questione avremmo preferito che prima venisse definita per poi darne notizia alla stampa, sia perché, come diremo appresso, l’iter della sanatoria non si è ancora concluso, sia perché trattandosi di un circolo non volevamo che la vicenda, come poi nostro malgrado è accaduto da ieri, venisse strumentalizzata.Ecco i fatti: Il 2 dicembre scorso, durante le perlustrazioni dei Vigili Urbani, per verificare i danni causati dalle forti raffiche di vento che hanno colpito il nostro territorio, veniva rilevata nei pressi del Circolo Arci di Scapezzano, la presenza a terra di porzioni di lastre di eternit distaccatesi dalla copertura del Circolo stesso. Così, come previsto per legge, il 5 dicembre veniva notificata al Presidente del Circolo una ordinanza per la messa in sicurezza e smaltimento di quel materiale pericoloso caduto in strada. Va subito detto che l’edificio del Circolo è stato costruito lungo la cinta di mura costituente i resti del Castello di Scapezzano, che unitamente ai torrioni, alla porta di ingresso fortificata con sovrastante torretta dell’orologio, sono sottoposti a tutela monumentale, in virtù del Decreto Ministeriale del 22.10.1926. Durante le settimane successive, a seguito di un controllo edilizio, è emerso che l’intero immobile è stato edificato su terreno di terzi, senza alcuna autorizzazione urbanistica, tant’è che lo stesso Circolo aveva presentato nel lontano 29.3.1986 una pratica di condono edilizio per sanare l’abuso. In realtà questa pratica non fu accompagnata dai documenti necessari per essere esaminata, i quali ancor oggi non risultano essere stati mai depositati dal Circolo ARCI Scapezzano (tra le altre cose non sono stati mai prodotti l’avvenuto accatastamento dell’immobile e l’attestazione dell’idoneità statica dell’edificio), nonostante le ripetute richieste avanzate dal Comune di Senigallia il 17.11.1994 e 2.5.1996, una circostanza che rendeva non accoglibile la domanda di condono edilizio all’epoca presentato. Il 19 gennaio scorso incontrammo il Consiglio Direttivo del Circolo in Comune, alla presenza dei tecnici comunali, che hanno descritto ai soci presenti (alcuni dei quali ci confermarono di conoscere già e bene la questione) le criticità che l’immobile presentava sotto il profilo autorizzativo. Non solo: in quell’occasione il Sindaco e gli Assessori presenti diedero la loro disponibilità e quella del Comune a collaborare con i soci per ricercare una soluzione alternativa, considerato che l’immobile era rimasto privo di alcune porzioni di copertura nelle parti in cui si erano staccate le lastre di eternit e che quindi si sarebbe proceduto a chiudere il locale, finché i lavori non sarebbero stati effettuati. Il 7 febbraio 2024 perveniva in Comune una lettera da parte dell’avvocato del Circolo ARCI di Scapezzano, con la quale si eccepiva che nelle raccomandate del Comune di Senigallia del 17.11.1994 e del 2.5.1996 non fosse stato indicato il termine perentorio entro cui produrre la documentazione necessaria e quindi veniva richiesto che fosse nuovamente concesso. A questa missiva il Comune rispondeva il 20 febbraio concedendo il richiesto termine, sebbene fossero passati ben 27 anni da quando i solleciti erano stati ricevuti dal Circolo senza che questi avesse mai adempiuto a quanto richiesto. Il fatto che, per legge, non si possano realizzare i lavori di copertura su un immobile non sanato, ha impedito di sostituire la copertura del fabbricato, per cui nei punti in cui le lastre di eternit si sono staccate, è rimasto aperto alle intemperie che hanno imbibito parte del cartongesso che costituisce il solaio dell’immobile e per poi bagnare il locale interno coperto da teli in plastica dal Circolo, come da fotografie prodotte da quest’ultimo. Il 30 gennaio scorso, il SUAP dell’Unione dei Comuni Le Terre della Marca Senone, come previsto per legge, comunicava quindi l’avvio del procedimento di cessazione della attività di somministrazione di alimenti e bevande all’interno dell’immobile. A questa comunicazione il Circolo non replicò con nessuna osservazione né produsse alcun documento, come la legge gli consentiva. Così trascorso il termine previsto per legge per formulare le osservazioni e preso atto che nulla era stato prodotto o osservato dal Circolo, il SUAP con ordinanza del 4.3.2024 ordinava la cessazione in quei locali della attività di somministrazione di cibi e bevande e quindi con successiva ordinanza sindacale del 20 marzo 2024, veniva inibito a scopo precauzionale l’utilizzo dell’immobile, fino al perdurare della situazione di fatto, cioè fintanto che non venisse sanato l’abuso e quindi poi rimesso a posto l’edificio».«Ci auguriamo che il Circolo riesca a sanare l’evidente abuso, ma nel contempo chiediamo rispetto non tanto per noi ma quanto per la verità, che non può essere descritta solo parzialmente perché le ricostruzioni parziali creano solo confusione, come accaduto in questo caso. Se davvero ci fosse stata la volontà politica, come affermato strumentalmente e senza conoscere i fatti da qualcuno, di “affossare il Circolo”, saremmo dovuti andare sulla stampa appena scoperto l’abuso, sottolineando l’irregolarità e gridando allo scandalo (una reazione logica quando si scopre un fatto così grave), ma non è questa una nostra abitudine, essendo noi, invece, soliti a risolvere i problemi anziché ignorarli, come accaduto per il Circolo ARCI di Scapezzano per decenni. Abbiamo cercato di gestire con discrezione la vicenda, cercando la massima collaborazione con il Circolo…l’essere stati ripagati con minacce e diffamazioni non è certo la migliore conferma della bontà della nostra scelta», conclude l’Amministrazione Comunale di Senigallia.

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