Senigallia

Chiusi 13 ospedali in dieci anni, Battisti: Marche «vittime di politiche scellerate»

L'esponente della lista L'altra Senigallia con la Sinistra contesta il piano sanitario regionale e i tagli alla sanità pubblica che oggi poteva essere più preparata a fronteggiare l'emergenza coronavirus

L'ospedale di Senigallia
L'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – L’emergenza coronavirus non vuol dire solo contagi, casi sospetti, tamponi e conferme di infezioni. Il fatto che il personale sociosanitario impiegato in prima linea sia a rischio (anzi, in diversi sono già in isolamento), così come la situazione degli ospedali vicini al collasso, si traduce anche in uno stop di molteplici servizi, praticamente di tutto ciò che non è urgente. Secondo Paolo Battisti (L’Altra Senigallia con la Sinistra), è colpa anche di una politica miope che da tempo ha tagliato le risorse alla sanità pubblica, tanto vituperata quanto fondamentale oggi per gestire il contagio del virus cinese.

La riduzione dell’attività ordinaria e rimandabile, come quella ambulatoriale o gli interventi programmati, per fare “posto” al ricovero e alla cura dei malati da Covid-19. Un ridimensionamento sensibile che ha interessato anche l’ospedale regionale a Torrette di Ancona, con lo slittamento degli appuntamenti in agenda che dovrebbe essere svolta dai presidi ospedalieri minori, per dar modo a quelli centrali come Ancona di occuparsi delle eccellenze sanitarie. 

«Ma questo non è possibile perché – spiega Battisti – nonostante noi continuiamo a pagare sempre più tasse, in questi ultimi anni nelle Marche sono stati chiusi 13 ospedali e alcuni, come il nostro, ogni anno perdono medici, infermieri, macchinari, unità operative complesse. A Senigallia quindi come facciamo a combattere il coronavirus se non siamo in grado neanche di far funzionare un servizio adeguato di diagnostica per immagini? Le liste di attesa, ci dicono Volpini e Ceriscioli, sono state azzerate. Sono state azzerate perché alcune prestazioni nelle Marche non si effettuano più (tac con contrasto per esempio), quindi non ci sono più liste da fare».

Quindi da un lato c’è l’emergenza coronavirus che va gestita impiegando più risorse e personale possibile, dall’altro vanno preservate le attività per non creare ulteriori disagi all’utenza che, solo a Senigallia e vallata del Misa-Nevola, conta 80mila abitanti, con un aumento di turisti che nel periodo estivo arriva fino a 120mila. «Bastano appena pochi casi gravi di questa nuova epidemia – continua Battisti cercando di limitarsi ai fatti – per mandare in tilt il sistema ospedaliero di qualsiasi città; figuriamoci la nostra, vittima di scelte politiche scellerate, effettuate senza un minimo di lungimiranza. I nostri politici ci dicono che dobbiamo ragionare in termini di Area Vasta. Quindi non possiamo pretendere che a Senigallia si effettuino tutte le prestazioni. Ma se neanche Ancora riesce più a funzionare in maniera adeguata, dove ci portano quando stiamo male? A Lourdes?»

Paolo Battisti
Paolo Battisti

Ma l’esponente della lista L’Altra Senigallia con la Sinistra non si limita alle osservazioni e punta dritto a una possibile soluzione. «La chiave per il futuro è investire sulla sanità pubblica. Le emergenze non sono prevedibili, la situazione sanitaria di un paese può degenerare da un momento all’altro. La politica deve fare il bene dei cittadini e quel bene passa dal pubblico, non dal privato, come abbiamo avuto modo di constatare in questi giorni. Nel dramma che sta creando, il Covid-19 sia il pretesto, la lezione, per scelte politiche future più responsabili».

Un appello che viene rivolto a tutti i futuri candidati a sindaco di Senigallia ma anche a presidente della Regione Marche, così come ai consiglieri comunali e regionali che saranno eletti. Perché sulla sanità rinunciare ai personalismi e lavorare uniti è meglio che contare vittime, malati e disagi.

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