Senigallia

Cure oncologiche, pochi posti letto a Senigallia: lo sfogo di una paziente

Sulla cronica difficoltà dell'ospedale cittadino, causata da tagli e risorse limitate, arriva la segnalazione di una donna che chiama in causa primario e vertici Asur.

Sanità pubblica, ospedale di Senigallia, Principe di Piemonte
L'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – «Da tre anni sono in carico all’oncologia di Senigallia e da giugno 2021 ho iniziato a curare la sclerodermia presso il reparto di medicina. Avrei dovuto iniziare le cure mesi fa, ma non era possibile a causa del covid». E’ la lettera di denuncia di una donna di 43 anni, paziente oncologica al quarto stadio, che non riesce più a vestirsi, a lavarsi e a vivere senza aiuto. E che deve chiamare al reparto per sapere se potrà recarvisi per ricevere le cure. Lettera che chiama in causa i vertici sanitari locali e dell’area vasta 2, i quali provano a spiegare la situazione.

La segnalazione arriva dopo una serie di situazioni problematiche che hanno spinto la donna a rivolgersi all’Unione Nazionale Consumatori. «Sono quella paziente – scrive – che sta attaccata per 6 ore, 3 giorni al mese, tutti i mesi, alla pompa delle infusioni, quasi sempre su un lettino/barella di fortuna, piazzato per me nella stanza/ufficio/day hospital, dove contemporaneamente spesso altri pazienti fanno flebo, trasfusioni e visite varie. Sono quella paziente che chiama in reparto per sapere quando potrà venire, senza capire per quale motivo non sia possibile calendarizzare in anticipo, senza capire perché non c’è mai un letto per me. Sono quella paziente che un mese fa ha dovuto insistere per poter fare la terapia, perché le veniva detto che non c’erano letti disponibili e che la dott.ssa Morbidoni non dava il permesso di usare ancora il lettino /barella di fortuna».

Al centro della lettera di denuncia non c’è solo l’organizzazione dei servizi sanitari che penalizzerebbero la donna ma c’è anche lo scontro con la burocrazia che la paziente giudica «folle». Da qui la paventata possibilità di verificare se sia stato «leso il mio diritto alla salute, anche per evitare che altri patiscano ciò che sto subendo io».

Sulle cure rimandate per mancanza di posti letto disponibili ha però voluto rispondere la dott.ssa Morbidoni, primario del reparto di medicina interna dell’ospedale di Senigallia. Alla stampa locale ha sottolineato come la questione della disponibilità dei posti letto sia sottoposta a una rigorosa organizzazione a causa delle numerose variabili ed emergenze che quotidianamente si presentano in un’attività complessa come la gestione di un reparto, alcune delle quali hanno ovviamente la priorità sulle cure programmabili. La responsabile di medicina ha poi evidenziato come da tutti ci sia stata la massima elasticità nella calendarizzazione delle cure oncologiche a cui la paziente doveva sottoporsi, anche a fronte degli impegni della donna che hanno portato ad accordarsi su alcune date e non su altre. Proprio per le difficoltà riscontrate, già la stessa dottoressa si era rivolta alla direzione medica per ottenere maggiori spazi e posti letto, in modo che tutti possano essere curati.

Alla dottoressa sono arrivate attestazioni di solidarietà da parte di alcuni colleghi consapevoli che la disponibilità di posti letto non dipende dal singolo medico ma dai vertici aziendali dell’Asur. Un tema che torna dunque a ripresentarsi con forza dopo la denuncia di una paziente che, oltre a valutare di trasferirsi per avere cure meglio organizzate, sta pensando di adire per le vie legali. Un passo che indurisce i rapporti tra medici e cittadinanza quando però a decidere delle sorti dell’utenza è, molto spesso, la politica.

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