Senigallia

Sferra un pugno all’avversario durante il match, senigalliese condannato in tribunale

Pesante sentenza del Tribunale di Ancona per un atto di violenza durante una partita del torneo Uisp: tre anni di reclusione e 10 mila euro iniziali di risarcimento

Tribunale Ancona
Tribunale di Ancona

SENIGALLIA – Tre anni di reclusione e 10 mila euro iniziali di risarcimento sono stati inflitti a un calciatore senigalliese per aver sferrato un pugno al volto ad un giocatore avversario. Un atto di violenza che si è verificato a palla lontana e gioco interrotto, che ha procurato alla vittima una triplice frattura della mandibola ed un lieve indebolimento permanente dell’organo della masticazione. A stabilire la condanna è il tribunale di Ancona in composizione monocratica (dott.ssa Grassi) che ha posto una prima parola di fine alla vicenda iniziata a Ponte Rio, nell’ambito del torneo di calcio della Uisp.

Il match era in corso tra la compagine del San Silvestro Senigallia e del Maroso Mondolfo: l’evento è stato ricostruito in sede processuale, ascoltando diversi protagonisti della partita tra cui arbitro e giocatori di entrambe le squadre. Il giocatore senigalliese avrebbe raggiunto alle spalle a gioco fermo il calciatore del Mondolfo e colpendolo al volto improvvisamente e con particolare violenza.

A seguito del pugno, l’atleta ventisettenne mondolfese ha dovuto subire un delicato intervento chirurgico maxillo facciale con prognosi di oltre 40 giorni. E proprio le pesanti conseguenze avrebbero spinto il giudice del tribunale dorico a stabilire che l’azione del senigalliese ha travalicato i limiti della lealtà sportiva. 

Il difensore di parte civile, l’avvocato Roberto Paradisi, soddisfatto del recepimento della tesi, ha dichiarato che «in generale non sono ammessi in nessuno sport, fatta eccezione per gli sport da combattimento e per le arti marziali in genere (dove comunque vi sono regole rigide di contenimento), azioni che possano pregiudicare l’altrui integrità fisica. Certamente poi, se l’atto lesivo esula addirittura dall’azione di gioco, si entra nel terreno del dolo».

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