Senigallia

Bello si difende dalle parole del sindaco: «Post non mio, Mangialardi confuso»

L'esponente di Fratelli d'Italia: «Avrebbe fatto bene a rivolgere all'avv. Mercuri il suo sfogo letterario. Ma la storia non è a senso unico: si informi su Licurgo Allegrezza e Antonio Bordoni o sulle Foibe sempre negate dalla sinistra»

SENIGALLIA – «Chi attacca, teme. Mi attaccano, quindi, mi temono! Ne sono felice». Esordisce così, con un proverbio, la replica di Massimo Bello, esponente di Fratelli d’Italia all’intervento di Maurizio Mangialardi. Il tema è ancora quello sui partigiani definiti «vigliacchi» prima in aula dal consigliere FdI Davide Da Ros e poi sui social da Luca Mercuri. Entrambi gli interventi sono stati ripresi da Bello, oggetto delle parole del sindaco in un lungo post.

«Dopotutto, leggendo attentamente l’articolo di Mangialardi, è anche possibile capire bene perché egli, o chi per lui, lo abbia scritto con tanto livore, rancore, poca obiettività, poca lucidità e in piena sintonia con quella cultura dell’intolleranza, figlia di questa sinistra del tutto refrattaria pure al confronto, soprattutto a settant’anni di distanza dalla fine di quelle vicende, che hanno interessato e segnato tutti, nessuno escluso. Ma la storia, caro Mangialardi, non è a senso unico! E non è neppure ad appannaggio degli uni o degli altri, a seconda della convenienza. Probabilmente, per te, e i tuoi ‘followers’, lo è sempre stata. Per molti non lo è. Per la maggior parte di uomini e donne libere non è mai stata a senso unico».

«Tuttavia, mi è sembrato di scorgere, tra le righe dell’articolo di Mangialardi, lo scatto d’orgoglio di certa sinistra che, oramai a pezzi, si è stretta attorno alla ‘resistenza e al movimento partigiano’, pretendendo che nessuno getti ombre su eventi, che, al contrario, ne hanno tante. Eccome se ne hanno! Ma, in questa occasione, hanno utilizzato il solito rituale: se non riescono ad argomentare, la buttano ‘in caciara’. Insultano, deridono, scherniscono, urlano, perdono la pazienza. Così addio buone maniere ed educazione. Basti leggere i tanti commenti dei nipotini di Stalin accorsi a sostegno di Mangialardi e della sinistra che, almeno per un giorno, sono stati protagonisti di qualcosa!»

«️Detto questo, però, e dopo aver consegnato l’articolo ai miei legali, per individuare eventuali ipotesi di reato, Mangialardi dimentica un aspetto elementare di questo increscioso episodio, mistificato e strumentalizzato, poi, dai nipotini di Stalin: il post da lui ‘incriminato’, con l’arroganza e la supponenza di sempre, non l’ho scritto io! E, quindi, questa volta, sono io davvero a non capire la sua ‘volgare’ condotta e quella di alcuni commenti lasciati dai ‘rossi’ follwers sui social! Il post ‘sotto accusa’ non è farina del mio sacco! E’ stato da me solamente citato, con tanto di virgolette, un elaborato scritto, invece, sul suo profilo, dall’Avv. Luca Mercuri, anch’egli di Senigallia, descrivendo fatti davvero successi nel nostro territorio. Quindi, l’illuminato Mangialardi avrebbe fatto bene, semmai, a rivolgere all’Avv. Mercuri il suo sfogo letterario, concepito probabilmente in un momento di poca lucidità e di confusione totale, e di informarsi su chi fossero Licurgo Allegrezza e Antonio Bordoni, magari chiedendo al Consigliere Sardella e all’ex consigliere Allegrezza, entrambi del PD, oppure che cosa siano le Foibe, da sempre negate dalla sinistra!»

«Comunque sia, capisco Mangialardi. E’ oramai qualche anno che la sua Amministrazione sta vivendo inchieste giudiziarie, processi, denunce. Per non parlare della presenza di decine di comitati cittadini, che nascono e proliferano grazie al mal governo di un signore, che non è un ‘gigante’, tanto meno neanche un ‘nano’ della politica. Per carità, è soltanto sotto pressione e ha perso forse anche il lume della ragione! Non lo biasimo, ma lo comprendo. La prossima volta stia più attento! Come ebbe a scrivere il drammaturgo e poeta francese, Henry de Montherlant, ‘la falsa indignazione è la più ripugnante forma di ipocrisia’. E Mangialardi, e la sinistra locale, di ipocrisia ne fanno sovente un buon uso!»

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