Senigallia

Senigallia, bar nel caos per le norme anti Covid: «A queste condizioni si rischia di non riaprire»

Sono preoccupati gli esercenti dei locali anche perché c'è parecchia confusione sulle disposizioni. Per molti significherà non poter riaprire né il 18 maggio né il 1° giugno

Andrea e Lorenzo Ranieri, titolari del bar "Caffè del Corso", a Senigallia
Andrea e Lorenzo Ranieri, titolari del bar "Caffè del Corso", a Senigallia

SENIGALLIA – Le disposizioni per la riapertura dei bar non convincono gli operatori del settore. Troppe limitazioni e prescrizioni rendono quasi impossibile la riapertura dei locali, considerato che, per il momento, le uniche certezze sono i maggiori costi che si dovranno sostenere a fronte di minori entrate. Ma non è solo un discorso economico: «gestire un bar vuol dire metterci tanta passione ma a queste condizioni tutto sarà molto difficile», spiega Lorenzo Ranieri, titolare assieme al fratello Andrea del Caffè del Corso, in pieno centro storico a Senigallia.

Dopo mesi di chiusura, le prime indicazioni sulle regole da osservare per poter anche solo servire un caffè da asporto rendono tutto complicato, anche più di altre tipologie di esercizi commerciali. «Non si capisce perché ad esempio – si chiede amareggiato Ranieri – vi siano differenze con un negozio di abbigliamento: esercenti vicini a noi riescono a lavorare, mentre per un caffè ci sono tutti questi problemi».

In previsione della riapertura di bar e ristoranti, i due fratelli titolari del locale senigalliese lungo corso II Giugno fanno due conti: «probabilmente saremo costretti a chiudere la sala interna, toglieremo i tavoli e creeremo un percorso separato – continua il barman – e a lavorare solo con i tavoli all’esterno, sempre che non siano posizionati a chilometri di distanza. Ma come faranno altri colleghi che hanno di fronte una strada e non una piazza?» 

E poi ci sarà da affrontare definitivamente il discorso delle tasse come la tari o il canone per l’occupazione di spazi e aree pubbliche, il cosap: «finora dal sindaco di Senigallia sono arrivate delle importanti aperture, ma ancora non c’è nulla di ufficiale» circa l’eliminazione di alcuni tributi o la riduzione per i mesi di chiusura; al momento infatti di ufficiale c’è solo uno slittamento alla seconda metà dell’anno. Tutte questioni che avranno importanti ripercussioni anche sul personale: «qualcuno dovrà rimanere in cassa integrazione – spiega – e questo dispiace perché si creano anche dei legami di amicizia, non solo professionali».

Una foto dell'attività e delle persone che affollavano il Caffè del Corso, a Senigallia, nelle serate prima dell'emergenza coronavirus
Una foto dell’attività e delle persone che affollavano il Caffè del Corso, a Senigallia, nelle serate prima dell’emergenza coronavirus

La partita però non si gioca solo sui costi e sulle entrate: le disposizioni che si stanno profilando, come la sanificazione del bagno a ogni utilizzo, rendono davvero concreto il rischio che qualcuno non riapra né il 18 maggio né il 1 giugno. Il problema è che tutte queste condizioni, con il rischio di sonore multe, faranno venire meno quella passione che serve per gestire un locale. «Finora ci sono stati diversi controlli ma l’atteggiamento è stato quello di informare gli imprenditori prima di elevare le multe». In questo contesto, aggravato tra l’altro da incongruenze tra regione e governo, pesa su tutto la mancanza di certezze. Ma su questo potrebbero esserci novità già nella settimana, con il disco verde definitivo.

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