SENIGALLIA – «Oggi abbiamo restituito alla città la regolarità di un ospedale patrimonio dell’intera comunità, presupposto per realizzare quegli interventi strutturali per il suo sviluppo. Fino a quando non fosse stata regolarizzata la questione giuridico-amministrativa, non era possibile qualsiasi ulteriore investimento. Oggi abbiamo liberato l’ospedale da questa condizione di ordinaria follia, ma direi anche di pessima burocrazia che poteva essere risolto da oltre vent’anni, ma per motivi ignoti nessuno c’aveva messo mai le mani». Sono le parole dell’avvocato Corrado Canafoglia, commissario straordinario della Fondazione “Città di Senigallia”, relative alla conclusione della vicenda dell’ospedale fantasma, ovvero della proprietà del terreno su cui sorge un edificio ospedaliero ma il cui trasferimento non venne mai perfezionato in oltre 40 anni. Coinvolti sono sia la fondazione che l’azienda sanitaria nelle sue varie denominazioni susseguitesi negli anni oltre al comune di Senigallia, anch’egli proprietario di un frustolo di terreno. Fondamentalmente è successo che solo dopo aver costruito un palazzo per ospitare vari reparti – tra cui radiologia, cardiologia, nefrologia, medicina – ci si è accorti che alcune cose non andavano.
Tutto risale a quando nel 1990 venne avviato dal Comune l’esproprio di un terreno di proprietà della Casa Protetta per Anziani, oggi Fondazione “Città di Senigallia”, in cui realizzare il nuovo monoblocco ospedaliero. Nel febbraio 1992 si procedette alla sua occupazione temporanea e d’urgenza, salvo determinare solo in seguito, nell’ottobre 1993, l’indennità in oltre 222 milioni di lire, cifra accettata dalla Casa Protetta per Anziani. Nel 1994 il Comune approvò poi un nuovo progetto prevedendo una diversa ubicazione del monoblocco da cui derivò una nuova occupazione temporanea e d’urgenza, sempre su terreno della Casa protetta. Nel 1996 – ricostruisce ancora il commissario Canafoglia – il Comune comunicò all’allora A.U.S.L. 4 di aver saldato l’indennità alla Casa Protetta, chiedendo di frazionare le aree interessate, così da emettere il decreto definitivo di esproprio, stante la scadenza dell’occupazione d’urgenza prevista per l’aprile 1997. Alla cosa non venne dato seguito. E si arrivò così ai primi anni 2000.
Nel 2002 la Casa Protetta e l’A.U.S.L. n. 4 incaricarono un tecnico per concludere la procedura d’esproprio a suo tempo iniziata dal Comune. Nel giugno 2007 la Casa Protetta statuì “di alienare all’ASUR Marche l’area di 3.176 mq. al prezzo di esproprio per € 114.915,78 (lire 222.507.978) riconoscendo di averlo introitato; l’inaugurazione avvenne nel gennaio 2010, senza però trasferimento dell’area di proprietà della Casa Protetta per Anziani all’AUSL 4. Nel novembre 2011 la casa protetta si trasformò in fondazione “Città di Senigallia”. Nel giugno 2016 l’azienda sanitaria locale sollecitò il Comune a completare la pratica d’esproprio delle aree occupate dal nuovo monoblocco ospedaliero. Il Comune tramite l’arch. De Paulis rilevò che: “.. la procedura non si è più conclusa per la mancanza di alcuni documenti necessari, primo fra tutti il frazionamento che non venne mai redatto. La procedura espropriativa non poteva più essere completata perché l’occupazione d’urgenza era ormai scaduta ed il decreto di trasferimento sarebbe stato illegittimo. Serviva ora un “atto di acquisizione” in accordo tra azienda sanitaria e fondazione. Nonostante la totale irregolarità nel maggio 2017 il Comune autorizzò l’ampliamento del monoblocco per i locali adibiti oggi a risonanza magnetica nel piano seminterrato padiglione dello stabile.
Nel marzo 2022 venne nominato il commissario straordinario della Fondazione: tra le criticità rilevò non solo che il blocco ospedaliero fu costruito sull’area della fondazione senza alcun titolo giuridico legittimo, ma che rimasero per anni problemi di agibilità e di certificato di prevenzione incendi. L’assessore regionale alla sanità lo qualificò come un “ospedale fantasma”, sulla carta. A complicare il tutto ci fu anche l’indennità per un esproprio mai perfezionato, della quale non risultava alcuna traccia nelle casse dell’ente. Dopo una trattativa, solo a febbraio 2025 si è arrivati al rogito dell’area dove oggi insiste il monoblocco ospedaliero, all’intestazione catastale dello stesso monoblocco ospedaliero a favore dell’azienda sanitaria che aveva sostenuto tutte le spese, all’incasso di 240 mila euro che si aggiungono ai 114 mila euro dell’indennità di esproprio già corrisposti all’Ente.
Soddisfatto, il commissario Canafoglia ha commentato così la risoluzione della vicenda: «È stato molto complesso arrivare alla regolarizzazione dell’intera pratica, dovendo superare problematiche di natura giuridica, fiscale ed urbanistica ma soprattutto si è dovuto ricostruire un iter amministrativo caratterizzato da pesanti ed oscuri buchi incomprensibili in quanto trattasi di un ospedale». Il futuro è però più roseo: «in questa partita è rientrata anche un’area dove oggi verrà costruita la palazzina dell’emergenza, necessaria per l’ospedale. Come sempre detto ho preferito i fatti alle parole e solo oggi che abbiamo terminato l’iter è giusto che la città sappia quanto avvenuto e soprattutto l’importante risultato ottenuto, che apre prospettive importanti anche per l’intera sanità locale».