Senigallia

Orto Verde, contributo a rischio e investimento in stallo. Cosa rischia Senigallia?

Dopo l'annuncio di un finanziamento milionario da Pnrr, il maxi progetto per un magazzino di surgelati a Cesano potrebbe saltare e determinare la chiusura dell'impianto

Il rendering del nuovo centro di produzione Orto Verde a Cesano di Senigallia

SENIGALLIA – Uno dei più grandi investimenti economici per quanto riguarda il tessuto economico, imprenditoriale e occupazionale senigalliese e regionale è a rischio. Parliamo dei 21 milioni che l’azienda Orto Verde di Senigallia aveva intenzione di riversare sulla frazione nord della spiaggia di velluto per la realizzazione di una enorme centrale frigorifera necessaria all’azienda. Il progetto – che prevede anche un finanziamento ministeriale per 8 milioni di euro – è però in bilico per il parere negativo del Suap senigalliese in base a quanto preannunciato dalla Soprintendenza per tutelare il paesaggio.

La questione è complessa, sia per i vari enti che entrano in gioco, sia per le importanti ricadute economiche e occupazionali. A illustrarla ci hanno pensato dall’azienda Orto Verde, durante una conferenza stampa in cui hanno ripercorso la vicenda e presentato i rischi che lo stop burocratico comporterebbe. Nel 2017 partì un progetto per la realizzazione al Cesano – lontano dal mare ma a ridosso dell’autostrada – di un grosso magazzino alto 30 metri per oltre 3500 mq, necessario per lo stoccaggio di verdure e prodotti surgelati: era stato richiesto l’ok da parte dello Sportello Unico per le Attività Produttive (Suap); da lì la questione era passata in commissione consiliare senigalliese, con il disco verde tra 2018 e 2019. Il progetto era stato poi presentato alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ancona e Pesaro e Urbino (Sabap) per la valutazione paesaggistica e poi al ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, ottenendo recentemente dal Masaf, grazie ai fondi Pnrr, il contributo di ben 8 milioni e 771 mila euro su 21 totali previsti.

Contributo che però rischia di saltare perché la maxi cella frigorifera è troppo alta e impattante secondo la Soprintendenza, parere che ha fatto infuriare i vertici aziendali considerato che anche in zone prossime al mare si possono costruire palazzoni da diversi piani. La comunicazione preventiva sul diniego autorizzativo è stata fatta dal Suap e l’azienda non ha perso tempo, rendendo nota la questione. Di più, Orto Verde ha di fatto paventato gravi conseguenze per il sito produttivo di Cesano, tra i più importanti in Italia per le verdure surgelate: se la burocrazia fermerà lo sviluppo aziendale, il sito piano piano chiuderà. «Al momento c’è stato comunicato il preavviso di diniego da parte del Suap del Comune, in base al parere della Soprintendenza – ha dichiarato il presidente Giampaolo Pettinari – ma rinunciando all’investimento, perderemo i fondi Pnrr, con un danno gravissimo sulle prospettive future. Saremo costretti a ridimensionare e questo stabilimento, piano piano, andrà a spegnersi. Ulteriori investimenti li faremo, guardando altre realtà, mentre Senigallia andrà a chiudere. Pare che interessi molto poco a livello pubblico. Chiediamo collaborazione ma, a parte qualche ente, non c’è disponibilità».

Uno scenario che tanti vorrebbero evitare. L’azienda trasforma e commercializza annualmente circa 40 milioni di chili tra piselli, fagioli, fagiolini, spinaci, cicorie e spezie da Marche, Umbria e Abruzzo, ma dà soprattutto lavoro a oltre 200 addetti con circa 50 milioni di fatturato. Attualmente i prodotti che non possono essere stoccati in zona vengono spediti altrove, poi riportati a Senigallia per la lavorazione e infine spediti al cliente finale. Un giro di trasporti e camion che, oltre a essere impattante per l’ambiente, è anche un enorme costo per l’Orto Verde che chiede di immagazzinarli vicino alla propria sede, lungo Strada della Bruciata. Altri posti disponibili non ve ne sono.

Subito la politica si sta interessando della vicenda. Dal Partito Democratico il capogruppo Dario Romano chiede che venga fatta «chiarezza su quali vincoli burocratici impediscano la realizzazione di quest’opera e capire se e come questi ostacoli possano essere superati. La politica e l’amministrazione pubblica devono lavorare per agevolare un investimento di tale portata, che porterebbe benefici in termini di crescita economica al nostro territorio». Poi la stoccata all’amministrazione Olivetti, colpevole secondo Romano di non essere stata finora così reattiva come invece ha dimostrato di poter essere quando si parla di investimenti immobiliari. «Ci auguriamo che la stessa proattività si ripeta in questo caso, a maggior ragione visto che l’obiettivo non è quello di una rendita immobiliare ma la salvaguardia, il potenziamento di posti di lavoro, diretti e indiretti, e il sostegno del tessuto economico di Senigallia».

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