Senigallia

Guerra e clima impattano sulle colture, Michelini di Coldiretti Ostra Vetere: «Prezzo di colza e girasole dimezzato»

L'agricoltura sta cambiando sotto il peso della crisi climatica, ma anche dei rincari. Alcune colture rischiano di essere abbandonate

ANCONA – «La situazione geopolitica internazionale» sempre più complessa e «la crisi climatica causano un calo di vendita» mentre fanno lievitare i costi di produzione e «mettono a rischio alcune colture» che nel tempo potrebbero via via diradarsi. Ne abbiamo parlato con Massimo Michelini, imprenditore agricolo e presidente di Coldiretti Ostra Vetere.

L’agricoltore, che produce colza e girasole, racconta che negli ultimi anni queste colture hanno subito pesantemente gli effetti del clima: la colza è stata attaccata da «malattie fungine e insetti», mentre il girasole, che nel 2023 ha patito le piogge eccessive, quest’anno al contrario è a rischio a causa delle scarse precipitazioni, che hanno lasciato il terreno all’asciutto e senza la necessaria riserva idrica.

La colza sta già colorando di giallo molti campi, mentre per il girasole è tempo di semina proprio adesso. Si tratta di due piante utilizzate sia per uso alimentare (olio di colza e olio di girasole), sia per la produzione di carburante (biodiesel). «Il prezzo di vendita della colza si è dimezzato rispetto all’anno scorso, per questo quest’anno ho deciso di non piantarla – spiega -; oltretutto è una coltura molto dispendiosa, che richiede numerosi passaggi per proteggerla dagli insetti e una volta trebbiata deve essere raccolta subito altrimenti, in caso di vento, si rischia di perdere buona parte del raccolto».

Anche il prezzo di vendita del girasole si è dimezzato. A far lievitare i costi, secondo l’imprenditore agricolo, sono le guerre, prima quella in Ucraina e adesso la crisi in Medio Oriente, e le speculazioni: «I prezzi sono sempre un po’ altalenanti, ma negli ultimi anni stiamo assistendo a cali maggiori e quando questo si prolunga nel tempo gli agricoltori vanno in difficoltà, specie se i costi di produzione restano invece altissimi, per questo molti cercano di ricorrere a colture meno dispendiose e che subiscono meno gli effetti climatici».

I cambiamenti geopolitici e quelli climatici stanno rivoluzionano l’agricoltura «rispetto a quella dei nostri nonni, oggi è molto più attenta e rispettosa dell’ecosistema, oltre che più dotata tecnologicamente: abbiamo guide satellitari, mappe del terreno, e si prediligono i prodotti sostenibili».

Ma il clima mette comunque a dura prova alcune colture come il mais che richiede molta acqua, lo stesso girasole. Alcune colture rischiano di essere abbandonate perché non più convenienti, come ad esempio il favino e il pisello proteico, due coltivazioni che stanno scemando per le condizioni meteo non più favorevoli». Intanto per l’attuale stagione, «i cereali non dovrebbero avere problemi, mentre il girasole potrebbe risentire delle scarse piogge – conclude – così come la barbabietola».

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