Senigallia

Arcevia senza banche in centro storico, ora c’è preoccupazione

Dopo la segnalazione dei cittadini, si svegliano istituzioni e associazioni di categoria, Confartigianato: «Chiudere una filiale è togliere servizi essenziali al territorio»

Il centro storico di Arcevia, Foto di Carlo Leone
Il centro storico di Arcevia. Foto di Carlo Leone

ARCEVIA – La notizia della chiusura della filiale di Banca Intesa nel centro storico di Arcevia ha suscitato forte preoccupazione nel territorio. Ma a denunciare pubblicamente quanto sta per avvenire non sono state le associazioni di categoria né le istituzioni locali: è stata data prima dai cittadini e, solo dopo la segnalazione sui quotidiani locali, è stata confermata dalla sindaca. 

Un problema che evidenzia la distanza dal tessuto cittadino, in parte colmato con la convocazione da parte della prima cittadina Marisa Abbondanzieri di un incontro presso la residenza municipale assieme ai rappresentanti delle categorie. Tra questi anche Riccardo Giuliani, responsabile Confartigianato dell’area territoriale e Giulietto Cinti, responsabile dell’ufficio di Arcevia.

I referenti d’area di Confartigianato hanno espresso un forte timore per le conseguenze che la chiusura potrebbe avere sul territorio. «Chiudere una filiale vuol dire togliere un presidio di servizi essenziali al territorio, con un impatto diretto sul tessuto sociale ed economico della nostra comunità». 

E proprio come segnalato settimane fa da alcuni cittadini di Arcevia, con in testa l’ex sindaco Dario Perticaroli, la questione non è solo una scelta aziendale. Anche secondo Confartigianato diventa un fattore che ha pesanti ripercussioni sull’entroterra, rischiando di «aggravare lo spopolamento in territori che hanno bisogno di attenzione e investimenti». 

Confartigianato si è detta disposta a collaborare con l’amministrazione comunale in tutte le sedi possibili, per frenare la perdita di servizi essenziali, spiegando che «in un momento complesso in cui si parla di coesione territoriale e di valorizzazione delle aree interne ci aspettiamo azioni concrete», senza però suggerire pubblicamente che strade percorrere. «Senza servizi il rischio è quello di uno spopolamento lento, ma inesorabile. E questo non ce lo possiamo permettere» concludono Giuliani e Cinti.