Senigallia

Arcevia, lupo ucciso da un laccio metallico: sequestrate trappole e denunciato un uomo

L'esemplare è stato soccorso dal CRAS Marche - Associzione Foxes di Fano. Sul posto anche i Forestali di Jesi-San Marcello. In casa l'uomo aveva materiale per la realizzazione di trappole, oltre che carne di selvaggina senza documentazione

Asfalto malridotto lungo la sp 360 Arceviese nella zona di Borgo Emilio (Arcevia)
Arceviese

ARCEVIA – Lacci metallici a nodo scorsoio: sono queste le trappole che un cittadino di Arcevia avrebbe posizionato nelle campagne comunali, provocando la morte di un lupo – accertata il 14 gennaio scorso.

Nei giorni scorsi i Carabinieri Forestali della Stazione di Arcevia hanno perquisito l’abitazione di un arceviese, accusato di aver posizionato le trappole: le attività investigative hanno avuto immediato inizio dopo il rinvenimento lungo la strada statale “Arceviese”, non molto distante dal Cimitero dell’abitato, di un esemplare adulto di lupo deceduto per essere rimasto intrappolato in un laccio formato da una catena e cavo in acciaio, posizionato in una scarpata.

I soccorsi e le indagini

Per il primo intervento di soccorso e recupero dell’animale era stata inoltrata da parte di un cittadino una segnalazione al CRAS Marche (Centro Recupero Animali Selvatici) Associazione “Foxes” di Fano che ha inviato un suo esperto nel luogo del rinvenimento dell’esemplare. Nell’ambito delle attività coordinate sono giunti sul posto anche i Carabineri Forestali della Stazione di Jesi-San Marcello, che hanno dato inizio nell’imediatezza del fatto-reato alle prime attività info-investigative per risalire all’autore dell’uccisione del lupo, un maschio adulto, che era dotato di “radiocollare” per monitorare a livello scientifico gli spostamenti della specie sul territorio.

Da una prima verifica esteriore, si è potuto constatare che l’esemplare era morto da diverse ore a causa della stretta mortale provocata sul collo dal nodo scorsoio del cavo di acciaio. Dopo avere eseguito i primi accertamenti, nella serata la carcassa del’animale è stata rimossa per essere affidata al personale del CRAS per i dovuti esami medico-clinici di necroscopia. Sul posto i Carabinieri Forestali hanno proceduto all’immediato sequestro penale della trappola e hanno dato inizio alle indagini per i delitti di uccisione di animali ai sensi del Codice Penale e per uccisione di fauna particolarmente protetta ai sensi della legge 157/1992.

Dalle prime informazioni acquisite sulla storia del lupo rinvenuto morto, è emerso che l’esemplare, chiamato “Drago”, era stato già catturato illegalmente all’incirca un anno fa con una trappola dello stesso tipo nel territorio del Monte San Vicino in Provincia di Macerata; era stato successivamente curato presso il Centro di recupero fauna Selvatica ed esotica “Monte Adone” sito in Provincia di Bologna, Centro specializzato in particolar modo sulla specie lupo; dopo le cure e il periodo di riabilitazione era stato rimesso in natura nei luoghi di origine.

Nella mattinata del 17 gennaio, dopo due giorni di intensa attività sul campo e di riscontro di indizi, nonché di indagini ed appostamenti, i Carabinieri Forestali di Arcevia hanno individuato, non molto distante dalla precedente, un’altra trappola innescata del tutto identica a quella dove era rimasto intrappolato l’esemplare di lupo.

Il presunto autore delle trappole

Ultriori approfondiementi hanno permesso di ricondurre il materiale rinvenuto e i fatti accaduti a un uomo, residente nei pressi della località dove era stato rinvenuto intrappolato il lupo “Drago”: sono scattate nell’immediato le attività di perquisizione di polizia giudiziairia condotte di iniziativa da parte dei Carabinieri Fortestali nell’abitazione del soggetto individuato quale presunto autore dei reati. La perquisizione ha portato al rinvenimento e al sequestro penale di elementi e componenti (cordini in acciao, catene, morsetti) per la realizzazione di altre cinque trappole del tutto identiche a qualle rinvenute in campo. Inoltre è stato rinvenuto e sequestrato un quantitativo di carne di selvaggina (tre chilogrammi circa) senza poterne documentare la legittima provenienza. Il denunciato rischia, in caso di condanna, le pene previste dai reati di furto aggravato e uccisione di animali.

Dalla ricostruzione dei fatti e dagli elementi raccolti in seguito alle attività di perquisizione e sequestro, con ogni probabilità il laccio metallico che ha ucciso il lupo era stato posto in un luogo di abituale passaggio dei cinghiali al fine di catturarne qualche esemplare. Il posizionare lacci è attività illecita, penalmente punita e costituisce un metodo di cattura degli animali non selettivo; infatti in molti casi possono essere catturati uccisi anche cani domestici oltre che animali selvatici quali lupi, volpi, caprioli, tassi, istrici e di altre specie; infine è un metodo oltre che illegale anche estremamente cruento in quanto la morte dell’animale catturato nel laccio avviene dopo ore di strazianti tentantivi di liberarsi dall’azione del nodo scorsoio.

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