Senigallia

Ancora uno scontro sulla fondazione Città di Senigallia

Tra licenziamenti, nuovi appalti e la questione dei compensi del commissario, l'ente socio assistenziale senigalliese finisce nel mirino di sindacati e politica regionale. Botta e risposta Mangialardi-Canafoglia

La palazzina sud della fondazione Città di Senigallia
La palazzina sud della fondazione Città di Senigallia

SENIGALLIA – La fondazione Città di Senigallia torna al centro del dibattito cittadino e regionale. Questa volta la scintilla è il licenziamento di tre lavoratori, notizia che ha fatto scaldare i motori delle iniziative sindacali e politiche. Proprio dai sindacati è arrivato l’annuncio che poi si è riversato immediatamente sul piano politico attraverso un’interrogazione in consiglio regionale da parte del capogruppo Pd Maurizio Mangialardi. Dalla risposta dell’assessore regionale al bilancio Goffredo Brandoni alla sua interrogazione «abbiamo capito – spiega l’ex sindaco di Senigallia – che la giunta regionale ha deciso di avallare il licenziamento dei tre lavoratori della Fondazione Città di Senigallia da parte del commissario Canafoglia. Ci addolora ma non ci sorprende troppo, anche se ovviamente è nostra intenzione continuare a lavorare affinché tale epilogo sia scongiurato». 

Mangialardi era già intervenuto sulla questione del commissariamento dell’ente socio assistenziale senigalliese, oggetto di una delicata revisione dei conti per dei passivi maturati negli anni. «La preoccupazione è forte, anche per il futuro, perché Regione Marche e Comune di Senigallia hanno di fatto lasciato al commissario, sul quale peraltro pende ancora un ricorso al Presidente della Repubblica circa la legittimità della sua nomina, la piena facoltà di decidere letteralmente sul futuro professionale dei dipendenti della Fondazione, in totale autonomia e senza il minimo controllo. Un commissario che, vale la pena sempre ricordarlo, dopo essersi dimesso dalla presidenza del Cda per autoproclamata incapacità di gestire l’ente, è stato poi rimesso in sella dalla giunta Acquaroli con una bella indennità di circa 20mila euro, prima inesistente. Con grande tristezza, prendiamo atto che il risparmio dovuto ad almeno uno dei tre licenziamenti servirà a pagare il suo compenso. È davvero l’amara fotografia di cosa sono diventate le Marche e Senigallia sotto i governi della destra».

Il capogruppo regionale del Partito Democratico rincara la dose attaccando Brandoni: «Provo imbarazzo per l’assessore Brandoni, il quale, arrivato in consiglio gravemente impreparato, si è limitato a leggere scolasticamente una relazione palesemente scritta sotto dettatura, condita da qualche sberleffo nei miei confronti ma, soprattutto, infarcita di errori. Non ci risulta, infatti, che a oggi il commissario abbia messo in atto azioni di tutela delle tre figure licenziate, né nei confronti di chi ha rilevato il servizio mensa né relativamente al servizio pulizia. Anzi, è bene sottolinearlo, questa è la proposta che il Partito Democratico e i sindacati hanno immediatamente avanzato e che speriamo venga al più presto accolta». E sul piano cittadino Maurizio Mangialardi afferma che «è assordante il silenzio dell’Amministrazione comunale di Senigallia».

Corrado Canafoglia
Corrado Canafoglia

Non si è fatta attendere la replica dell’avv. Corrado Canafoglia, commissario della fondazione Città di Senigallia, il quale parla di «amarezza» per il licenziamento «a lungo ponderato». Atto però che rientra in una strategia di risanamento dei conti dell’ente senigalliese. «L’esternalizzazione della cucina rientra appunto in questa complessa attività di ristrutturazione aziendale e nasce dall’esigenza di ottimizzare la spesa di tale servizio, elevare gli standards qualitativi del cibo somministrato agli ospiti (come richiesto da alcuni familiari degli ospiti e suggerito da molti dipendenti della struttura), nonché provare a sfruttare economicamente le attrezzature costate circa 250.000 € ed utili a preparare 450 pasti al giorno nonostante gli ospiti oscillino da un minimo di 42 ad un massimo di 59, in modo tale da servire pasti anche a soggetti esterni alla fondazione».

Sulle iniziative delle sigle sindacali, Canafoglia ha affermato di aver incontrato insieme ad alcuni dipendenti i sindacati per cui «spiace leggere oggi che CGIL ed UIL lamentano di essere all’oscuro di tale operazione». Operazione – quella dell’esternalizzazione della cucina da cui gli uffici amministrativi dell’ente hanno stimato un risparmio annuo di circa 71.500 euro – a cui segue però anche un tentativo di ricollocamento dei tre dipendenti licenziati. È stata indetta una gara, cui hanno partecipato tre ditte, vinta poi dalla cooperativa Cimas che di recente ha somministrato i pasti ai tanti alluvionati di Senigallia e Ostra nel settembre scorso. «Nell’ambito di tale operazione – ha aggiunto Canafoglia – mi sono preoccupato di ricollocare i dipendenti licenziati proprio presso tale cooperativa ed allo stato sussistono trattative. Saremo comunque attenti ad agevolare il ricollocamento dei 3 dipendenti licenziati con le cooperative che hanno acquisito l’appalto della cucina o delle pulizie».

Anche sul capitolo pulizie il commissario Canafoglia ha indetto una gara che ha permesso il cambio nell’appalto per circa 20 anni gestito da una cooperativa di Pesaro. «Oggi dopo una gara si è aggiudicato il servizio la Cooperativa Progeil di Senigallia: una gara regolare, aggiudicata da una cooperativa senigalliese con un risparmio per l’ente stimato dagli uffici amministrativi in 18.000 euro annui. Elementi che dovrebbero essere considerati virtuosi, senza considerare che su mia richiesta anche detta Cooperativa si è resa disponibile ad assumere i dipendenti licenziati».

Un’ultima nota Canafoglia la riserva all’attacco di Mangialardi circa il compenso del commissario: «Il mio impegno per l’Ente è pesante e proprio perché comprendo le enormi difficoltà dei dipendenti ad oggi non ho percepito alcun compenso di 1.400 euro mensile previsto nella mia nomina e non lo richiederò sino a quando non avrò raggiunto gli obiettivi che la Regione mi ha indicato, il risanamento dell’Ente, il ripristino della legalità e della trasparenza amministrativa».

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