Senigallia

Ancora proteste dal comitato senigalliese per la nuova organizzazione del laboratorio analisi

Il centro per i prelievi di nuovo al centro delle proteste del comitato dopo la nuova scelta organizzativa, non funzionale secondo i referenti

Il laboratorio analisi dell'ospedale di Senigallia
Il laboratorio analisi dell'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – È lampante, secondo il comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia, la disorganizzazione che sta vivendo il laboratorio analisi del presidio ospedaliero di via Cellini. Lampante dopo le ultime modifiche organizzative volute dall’asur per cercare di tamponare una situazione che, sempre secondo il comitato, ha creato l’Asur stessa.

Il nuovo modello organizzativo è in vigore da un paio di settimane e sta portando più disagi di quanto ve ne fossero prima. Su tutti, la predisposizione di un nuovo sportello per l’accettazione dell’utenza in una palazzina esterna al laboratorio analisi. La situazione non ha portato alcun beneficio, scrive Silvano Cingolani Frulla, referente del Comitato: «Iniziamo ad avere seri dubbi che lo scopo sia quello di migliorare il servizio».

Vari i problemi riscontrati: innanzitutto, con il nuovo sportello situato a fianco dell’accettazione e della cassa del cup si crea confusione e alcuni pazienti fanno la fila sbagliata, la privacy è ridotta ai minimi termini, e le ragazze del servizio civile sono impiegate praticamente come vigilesse a regolare il traffico e cercare di ridurre i dissidi. Anche la funzionalità viene meno, perché l’operatore distaccato dalla struttura non ha quel supporto operativo fornito dal personale medico e infermieristico presente nel laboratorio analisi.

«Che miglioramento organizzativo è stato apportato? Nessuno! La città di Senigallia non merita questo, così come gli operatori di front-office che vi lavorano: molte volte sono soggetti ad attacchi verbali da parte di pazienti innervositi da questa “disorganizzazione”; nemmeno i cittadini lo meritano: con questo terzo sportello hanno visto allungarsi le liste d’attesa e ridursi ancor più il numero dei prelievi, ad oggi circa 110 al giorno rispetto ad una potenzialità pari a più del doppio».

Pazienti e cittadini che poi si rivolgono alle strutture private con il rischio che si perdano risorse pubbliche e che il capitale umano e di attrezzature non venga pienamente sfruttato. Contemporaneamente, negli incontri ufficiali – l’ultimo dei quali si è tenuto lunedì 30 gennaio – gli amministratori e i politici non fanno che chiedere altre risorse. «Per cosa, se quelle che ci sono vengono spese in questo modo

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