Senigallia

Amianto, Montanari racconta la sua battaglia

Secondo uno studio Senigallia è la città delle Marche dove si registra la maggiore presenza di amianto. ALA riceve circa 100 segnalazioni ogni anno. Da tempo il presidente lotta per fare conoscere la pericolosità dell'amianto

Carlo Montanari
Carlo Montanari

SENIGALLIA- Carlo Montanari, 75 enne senigalliese, da 23 anni è presidente di ALA, associazione lotta all’amianto. Ex impiegato della Sacelit-Italcementi, è stato operato tre volte di cancro. Ha lottato perché gli ex colleghi, che come lui si sono ammalati, ottenessero un risarcimento. La sua conoscenza in materia è riconosciuta in tutta Italia e lui è chiamato a tenere conferenze sul tema dell’amianto.

Come è nata l’idea di creare ALA?
«L’associazione esiste dal maggio 2004, ed è stata creata su suggerimento del mio oncologo dopo che mi aveva riscontrato un tumore da amianto al peritoneo».

Quindi anche lei è una “vittima” dell’amianto?
«Si, ho subito tre interventi: uno per rimuovere un cancro al peritoneo, un altro a causa di una recidiva ed un altro alla prostata».

Da quante persone è formata ALA?
«Inizialmente eravamo una sessantina, con un direttivo formato da sei persone. Poi, molte sono morte. Purtroppo».

Quanti sono i morti per amianto?
«Troppi, si sa è nocivo dal 1970. Tante persone potevano essere salvate. Da uno screening effettuato nel 2005, all’Asur si sono presentate 180 persone su circa 250 rimaste. Ma sono tutte malate. Tante altre sono già decedute.

Anche lei è un ex dipendente della Sacelit-Italcementi…
«Si, e sono malato. Sono stato impiegato dal 1962 al 1983, poi quando chiuse la Sacelit, fui trasferito all’Italcementi fino al 1993. A 57 anni andai in pensione, fu un prepensionamento».

Attraverso ALA è riuscito a fare ottenere agli ex dipendenti dei risarcimenti…
«Mi sono battuto perché gli impiegati della Sacelit potessero ottenere un indennizzo».

Si sono ammalati solo gli operai o anche gli impiegati?
«Io sono l’unico impiegato rimasto a parlare».

Quanto ammontano in totale gli indennizzi?
«Circa 10 milioni di euro».

 Quante segnalazioni riceve ogni anno?
«Circa un centinaio, quasi tutti i giorni. La gente non ci mette la faccia, ha paura. La denuncia potrebbe farla chiunque, ma preferiscono rivolgersi all’associazione, un modo per mantenere l’anonimato».

Riguardano solo la spiaggia di velluto?
«Senigallia è la città delle Marche più inquinata da amianto, ma ultimamente lo abbiamo trovato anche nell’hinterland».

Che danni può causare?
«Bisogna vedere lo stato di conservazione: se la lastra è nera, ammuffita può sfaldarsi e le fibre di amianto possono rimuoversi con le intemperie. Le fibre sono più piccole di un capello e si depositano sull’alveo polmonare dove rimangono anche per sessant’anni e causano il cancro».

In cosa consiste una bonifica?
«Non è detto che tutte le lastre devono essere rimosse: quelle che non sono in cattivo stato si possono bonificare con una vernice. Sono trattamenti che costano poco (40 euro al metro quadro). La vernice dura 10 anni, ma ogni 3 anni deve essere effettuato un controllo dall’Asur».

Lei conosce a fondo la materia…
«Sono anni che me ne occupo e vengo chiamato come relatore a conferenze. Diciamo che quello per cui mi sono battuto è servito a qualcosa, soprattutto ad informare le persone».

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