Senigallia

Alluvione Senigallia: Acquaroli chiede al governo risorse per la sicurezza, critiche dal Pd

Il governatore intervenuto all'assemblea Confindustria: «Servono 300 milioni di euro per le sole valli del Misa e Nevola, noi ne abbiamo 60 per l’intera regione». E Mangialardi accusa: «Poco o nulla è stato fatto fino a oggi dalla Regione Marche»

Maurizio Mangialardi e Francesco Acquaroli all'assemblea di Confindustria Ancona al teatro La Fenice di Senigallia
Maurizio Mangialardi e Francesco Acquaroli all'assemblea di Confindustria Ancona al teatro La Fenice di Senigallia

SENIGALLIA – Servono progetti e opere per la messa in sicurezza del territorio, servono fondi nazionali ed europei per la riduzione del rischio idrogeologico, serve una semplificazione normativa e burocratica che possa dare risposte e interventi rapidi. Queste le priorità secondo il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, intervenuto oggi, 15 novembre, all’assemblea pubblica dei soci di Confindustria Ancona, al teatro La Fenice di Senigallia. Una data non casuale perché cade a due mesi esatti dalla grave alluvione del settembre scorso che causò la morte di 12 persone, con una donna ancora dispersa, e danni per almeno 2-3 miliardi di euro. Tante parole ma poca concretezza: questa accusa arriva dal capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi che indica al governatore di fare meno passerelle mediatiche e più atti utili al territorio senigalliese e vallivo.

Durante il confronto con il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, Acquaroli ha parlato di necessità delle vasche di espansione, delle quali una è in fase di ultimazione a Bettolelle, mentre altre due sono invece in fase di progettazione (a Pianello di Ostra e a Passo Ripe di Trecastelli). Ma servono anche studi aggiornati: «risalgono al 2016 – ha detto il presidente della giunta marchigiana – quelli che prevedono uno stanziamento di 300 milioni di euro per la messa in sicurezza delle sole valli del Misa e Nevola. Ma noi abbiamo poco più di 60 milioni per l’intera regione». Motivo per cui sono in corso incontri serrati per reperire altre risorse da usare per ridurre il rischio idraulico e contrastare il dissesto idrogeologico. Ma soprattutto, «come a Genova, anche qui servono risposte immediate data la paura della popolazione a convivere col fiume in queste condizioni. Un terrore comprensibile, a cui deve far seguito il più possibile la semplificazione e la sburocratizzazione».

Su tale visione Acquaroli auspica una condivisione al di là degli steccati politici, che possa far guardare al futuro con ottimismo. Il problema è che non sono temi semplici da affrontare nell’immediato se non ci sono risorse adeguate sia per le famiglie che per le imprese. Ma intanto arriva secca l’accusa di immobilismo da parte del Pd marchigiano: il capogruppo in consiglio regionale Maurizio Mangialardi registra che «di fronte a una situazione che rischia di complicarsi ulteriormente in vista dell’inverno, poco o nulla è stato fatto fino a oggi dalla Regione Marche, sia sul piano del sostegno alle popolazioni alluvionate sia sotto l’aspetto degli interventi per il ripristino della viabilità, almeno nei punti più critici del territorio. C’è sicuramente un problema di risorse nazionali che non stanno arrivando, ma va detto che la giunta Acquaroli, in occasione dell’approvazione dell’assestamento di bilancio avvenuta a pochi giorni dalla alluvione, ha perso l’occasione di erogare liquidità immediata per fronteggiare l’emergenza bocciando il mio emendamento che andava in tal senso. Le continue passerelle del presidente a Senigallia, compresa quella di oggi all’assemblea annuale di Confindustria, non servono a nulla se non si traducono in provvedimenti concreti. E sicuramente non aiuta questo atteggiamento del centrodestra che, pur non essendo in grado di dare risposte, si ostina a ignorare per puro ideologismo le proposte serie e realizzabili che gli vengono offerte dall’opposizione». Secondo Mangialardi, ex sindaco di Senigallia, i Comuni delle valli del Misa e del Nevola «sembrano abbandonati a sé stessi, orfani di un coordinamento che la Regione Marche avrebbe dovuto svolgere fin da subito e che invece è mancato e manca ancora».

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