Senigallia

Senigallia, pioggia di critiche per l’ipotesi del nuovo ponte Garibaldi

La soluzione a "S" paventata dall'Anas non piace né ai cittadini, né alla politica e infine nemmeno alle associazioni che si occupano di tutela del paesaggio. Ecco cosa non va

L'ipotesi del nuovo ponte Garibaldi a Senigallia, progettata da Anas per la ricostruzione post alluvione 2022 (dettaglio)
L'ipotesi del nuovo ponte Garibaldi a Senigallia, progettata da Anas per la ricostruzione post alluvione 2022 (dettaglio)

SENIGALLIA – Non si placa il dibattito sulla nuova ipotesi di ponte Garibaldi che dovrebbe sorgere (anzi, doveva entro quest’estate 2024 come annunciato dai vertici regionali) al posto dell’infrastruttura demolita a seguito dell’alluvione 2022. Non si placano le osservazioni, perlopiù critiche, sull’altezza che il nuovo viadotto dovrebbe avere, e nemmeno l’eco dell’impatto paesaggistico e architettonico sul centro storico di Senigallia.

A intervenire in tal senso ci pensano sia la politica con il centrosinistra all’attacco delle giunte (regionale e comunale), che la sezione cittadina di Italia Nostra. La minoranza consiliare (composta da Partito democratico, Vola Senigallia, Diritti al Futuro e Vivi Senigallia) sollecita una forte attenzione sull’aspetto della viabilità per non compromettere ulteriormente un tragitto verso il centro storico che è già in alcuni tratti confuso. «Senza il Piano Urbano del Traffico, un programma di medio termine scientificamente fondato su studi e rilievi e su proiezioni temporali, alternative ragionevoli, soluzioni e finanziamenti, emergono soluzioni occasionali o di pura fantasia oppure firmati ANAS, che travolgono “secoli di storia”, imbrattano angoli pregiati del contesto urbano, spostano il traffico dove capita senza la minima considerazione che un “oggetto” come il ponte Garibaldi resterà poi lì per molti decenni».

Oggetto della critica è la proposta progettuale – ancora una bozza perché, va precisato, non c’è nulla di definitivo – firmata da Anas che prevede una sorta di imponente “S” tra via Rossini (con rampa di accesso già dall’incrocio con via Campo Boario all’altezza del centro per l’impiego e il liceo Perticari) e via Portici Ercolani (con un’altra rampa per raccordarsi con la viabilità esistente). Secondo il centrosinistra «comporta un grave sovraccarico di traffico verso via dei Portici Ercolani e un confuso zig-zag intorno agli edifici del Centro per l’Impiego e del Liceo Classico per raggiungere via A. Caro e poi l’Adriatica. Appunto, manca una proposta organica sui diversi flussi di traffico, le loro origini e destinazioni e ancora di più mancano lo sviluppo e il miglioramento della pedonalizzazione del centro storico. Qui, al contrario, si assiste al “liberi tutti” di giorno e di notte con danno certo per la salute pubblica e per le stesse attività economiche. Ma questo, da Salvini in giù, è un vecchio cavallo di battaglia della destra più ottusa e propagandistica: auto dovunque, alte velocità, ZTL microscopiche, nessun rispetto per pedoni e ciclisti. Attendiamo almeno uno schema del Piano Urbano del Traffico, proposte progettuali serie per ponte Garibaldi, ponte degli Angeli e ponte della “statale”, tempi veri e non “aria fritta” per la loro realizzazione urgente» concludono Pd e alleati.

Dal canto suo, invece, l’associazione per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale Italia Nostra si concentra invece sull’impatto sul paesaggio urbano. «Pensare ad un ponte sopraelevato con rampe di accesso significa non tenere in nessun conto l’impatto devastante che una struttura di queste dimensioni avrebbe sul paesaggio urbano del centro storico, oltre agli effetti negativi che avrebbe sulla viabilità cittadina già abbastanza tormentata. È il solito conflitto tra opposte esigenze che si ripropone ogni qualvolta ci si trova a dover inserire nuovi manufatti progettati secondo standard moderni nel tessuto urbano di un centro storico, sia per l’edilizia residenziale che per le opere pubbliche. È la difficoltà di armonizzare il nuovo con il vecchio». Nel caso di ponte Garibaldi «è evidente a tutti che cosa significherebbe un ponte elevato sopra i parapetti del fiume inserito sullo sfondo dei portici, del Foro Annonario e della limitata altezza delle abitazioni che fiancheggiano il porto canale: è innegabile che un intervento del genere provocherebbe una lacerante ferita all’immagine storica della città».

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