Senigallia

Alluvione, dai cittadini di Senigallia richiesti oltre 40 milioni di euro

Alcuni attivisti hanno studiato le carte e denunciano oltre al danno la beffa. «Vogliamo una città da abitare non da evacuare ad ogni temporale». Ecco i nodi

Residenti e volontari al lavoro per ripulire la zona di Borgo Molino dai danni dell'alluvione del 15 settembre
Residenti e volontari al lavoro per ripulire la zona di Borgo Molino dai danni dell'alluvione del 15 settembre

SENIGALLIA – Ammontano a decine di milioni di euro gli indennizzi richiesti con le domande presentate nel modulo B1, la cui scadenza era a fine ottobre. Domande con cui migliaia di persone hanno chiesto che lo Stato paghi oltre 40 milioni di euro, come descritto in circa 1800 domande di rimborsi. Una questione su cui era intervenuto anche un collettivo di associazioni e realtà di volontariato cittadine, lamentando il rischio di una beffa oltre al danno subito.

Aiutati da un legale (Info: supplegalealluvione@outlook.it), gli attivisti di Spazio Comune Autogestito Arvultura, Potere al Popolo, U.P.-Marche, Brigate di Solidarietà Attiva, Alterego – Fabbrica dei Diritti e Brigate Volontarie per l’Emergenza Marche hanno studiato la compilazione della modulistica scoprendo «dichiarazioni ambigue, linguaggio farraginoso, informazioni contraddittorie, richieste e tempistiche impossibili».

Innanzitutto nella responsabilità in capo ai cittadini richiedenti gli indennizzi di fare delle stime sia dei danni che dei costi di ripristino. «Una responsabilità immensa, che per molti si è tradotta in consulenze a pagamento o in stime irrealistiche e forfettarie. Ma se i soldi sono pubblici e l’emergenza è collettiva, nazionale, perché la responsabilità di valutare il danno subito è la nostra? Perché l’amministrazione non ha inviato tecnici pubblici, esperti del settore, a tutela del privato cittadino e della collettività?»

Tra i nodi anche il rischio di fare dichiarazioni di cui pentirsi mesi dopo: come nella sez 9 che avrebbe potuto far perdere a tanti affittuari il contributo di autonoma sistemazione (Cas), dichiarando di rinunciarvi a favore di questa prima e provvisoria azione di indennizzo. «Anche in questo caso, la totale deresponsabilizzazione delle istituzioni nell’indirizzare la persona di fronte a scelte così complesse (richiedere il contributo, rinunciare al cas) a cui si aggiunge la nebulosità del percorso di ricostruzione, non facilita di certo la compilazione. Soprattutto per coloro che sono ancora in attesa dei risarcimenti dovuti dal 2014».

L'assistenza per la compilazione del modello per la ricognizione dei danni subiti con l'alluvione all'URP di Senigallia
L’assistenza per la compilazione del modello per la ricognizione dei danni subiti con l’alluvione all’URP di Senigallia

Sempre in tema di deresponsabilizzazione delle istituzioni, secondo gli attivisti la presenza di personale tecnico incaricato che potesse garantire l’adeguatezza delle domande presentate era quanto meno necessaria, cosa però che non è avvenuta. Tanto che sull’invio delle fotografie a prova dei danni subiti è stato da alcuni assistenti comunali considerato inutile da altri necessario. «Chi degli addetti aveva ragione? Il problema non è l’allegato ma l’asimmetria informativa, così come le tempistiche ridotte all’osso e le ambiguità sottese. Perché chi ci rimette in questo contraddittorio ad armi impari non è chi valuta, ma chi viene valutato».

Da qui la volontà di organizzarsi per ottenere rimborsi certo ma anche ricostruzione, prevenzione, messa in sicurezza. «Vogliamo una città da abitare non da evacuare ad ogni temporale».

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