Senigallia

Alla comunità di Senigallia gli auguri di pasqua del vescovo Manenti

«Potrebbe apparire inopportuno ma io chiedo con fiducia che il Signore dia compimento all'augurio per ciascuno di noi»

Il vescovo di Senigallia Francesco Manenti
Il vescovo di Senigallia Francesco Manenti

Alla comunità di Senigallia arrivano gli auguri di pasqua del vescovo Franco Manenti. Auguri che parlano della resurrezione di Gesù, una metafora per quanto sta avvenendo in queste giornate contraddistinte dalle norme anti coronavirus da cui ci si rialzerà.

«I vangeli – spiega Manenti – raccontano che Gesù risorto incontra persone, come i suoi discepoli, chiusi in casa per paura e in pianto; persone che, come i discepoli in cammino verso Emmaus, avevano perso ogni speranza in lui; persone che, come le donne che hanno lasciato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, dopo aver ricevuto da un angelo la notizia che Gesù era risorto, o che, come Maria di Magdala, piange perché teme che il suo Signore sia stato portato via.»

«In questa situazione Gesù, con grande delicatezza e pazienza, aiuta le persone a riconoscerlo come risorto: rivolge ai discepoli una parola amica («Pace a voi», Gv 20,19); e compie anche gesti che esprimono il suo desiderio di riprendere contatto con i suoi amici, come il pasto che prepara per il gruppetto di discepoli, reduci da una pesca straordinaria, grazie alle sue indicazioni («Venite a mangiare», Gv 21,12); come la disponibilità ad accogliere l’invito a restare con loro, rivolto dai due discepoli incontrati sulla strada per Emmaus («Resta con noi», Lc 24,29).»

La Pasqua inedita che che quest’anno vivremo vede purtroppo tante persone in lutto per la perdita dei loro cari, senza la possibilità di essere state loro vicino; tante persone in ansia per i propri familiari ammalati e tante persone impegnate da giorni ad assisterli; tante persone costrette in casa, senza poter lavorare e preoccupate per il futuro.

Afferma il vescovo di Senigallia: «Gesù risorto non ci verrà incontro nella nostra Cattedrale né nelle chiese delle nostre comunità parrocchiali, verrà però nelle nostre case, dove troverà lacrime da asciugare, dolore da confortare, paure da allontanare e speranze da rianimare. Anche a noi, nelle nostre case, Gesù risorto rivolgerà la sua parola che può ridare serenità al nostro cuore, aprire orizzonti di speranza per la nostra esistenza sulla terra e per le persone che questa esistenza l’hanno conclusa in modo drammatico e sofferto.»

«In questi giorni potrebbe apparire imbarazzante e inopportuno augurarci una buona Pasqua, perché lo scambio di auguri non è un gesto banale, ma impegnativo. Bisogna avere buone ragioni per formulare un augurio e per poter contare su un futuro non solo desiderato, ma anche alla nostra portata. Proprio quanto è successo quel “primo giorno dopo il Sabato” di tanti anni, fa tra Gesù e i suoi discepoli, mi incoraggia ad augurarvi che anche quest’anno la Pasqua sia “buona”, sia una “buona Pasqua” e lo sia per tutti. Chiedo con fiducia al Signore che dia compimento a questo augurio. Per ciascuno di noi.»

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