Senigallia

«A Senigallia 3722 stupidi per non aver voluto la fusione, a Morro d’Alba 811». Il comitato per il no attacca il sindaco Mangialardi

Il Primo Cittadino della spiaggia di velluto ha detto che la stupidità va sempre sottolineata, ma sul referendum di incorporazione di Morro d'Alba il comitato replica con un altro attacco nei suoi confronti

Maurizio Mangialardi
Maurizio Mangialardi

SENIGALLIA – «La stupidità va sempre sottolineata». Così è intervenuto il primo cittadino di Senigallia Maurizio Mangialardi nell’ultimo consiglio comunale tenutosi il 21 dicembre scorso, citando quanti hanno bocciato il referendum consultivo del 23 ottobre 2016 sulla fusione per incorporazione del Comune di Senigallia con quello di Morro d’Alba. Stupidità per aver negato alle due realtà locali la possibilità di aggiudicarsi gli incentivi che ne sarebbero derivati: dieci milioni che avrebbero potuto cambiare il volto della città e che, non essendo stati spesi, dal primo gennaio sarebbero aumentati a 14, secondo Mangialardi.

A tal proposito è intervenuto ironicamente il Comitato per il No alla fusione tra Senigallia e Morro d’Alba: «Il referendum è servito come censimento: adesso sappiamo che a Senigallia gli stupidi sono 3722, a Morro d’Alba 811. È un fatto grave? Dipende. Per Morro sì, è grave, perché gli stupidi là sono risultati quasi il 70% della popolazione residente. Una vera epidemia. Per quanto riguarda Senigallia, invece, a prima vista si direbbe di no: una città di quarantamila abitanti può reggere agevolmente la zavorra di un 10% di cittadini con deficit intellettivo.

Il problema si complica però se consideriamo che i votanti a Senigallia sono stati solo il 16% dell’intero corpo elettorale. Che dire di quell’84% che non è andato a votare? Difficile salvarli dalla sottolineatura. Perché se fossero stati intelligenti avrebbero capito che andando a votare e votando “sì” alla fusione avrebbero portato soldi in riva al Misa».

L'esito del referendum sulla fusione tra Senigallia e Morro d'Alba dell'ottobre 2016
L’esito del referendum sulla fusione tra Senigallia e Morro d’Alba dell’ottobre 2016

Un record poi per Senigallia: il “no” non era mai prevalso in alcun comune incorporante. Dunque, a Senigallia quasi tutti gli elettori non hanno seguito l’indicazione del sindaco: «Se non è riuscito a convincerli – continuano dal Comitato – dipenderà solo dalla loro testa dura, oppure dalla qualità della proposta, viziata da eterogenesi dei fini e rimasta per mesi occulta per poi saltare fuori come se si volesse, anziché convincere, carpire il consenso del Consiglio e della città? Quale condivisione è stata attivata?».

Il comitato si lascia andare anche a un consiglio per il sindaco: una città «si governa con competenza, coerenza, parsimonia e partecipazione, e non andando furbescamente a caccia di occasioni». Magari sistemando alcune situazioni come i ponti, suggeriscono i “contrari” al referendum, invece di perdere risorse negli stemmi papali.

«Uno stile amministrativo ben riconoscibile si è insediato in questo Comune: mettere i cittadini davanti al fatto compiuto. A partire dalla decisione di fare la complanare fino a quella attuale di scippare il consenso all’Unione dei Comuni saltando di netto le consultazioni popolari» concludono, senza altre sottolineature.

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