Senigallia

A. J. Foster, l’autrice si svela a Senigallia: «Sono di qui e la scrittura mi ha salvata dal bullismo»

La giovane autrice marchigiana, alla sua prima apparizione pubblica a Senigallia, in occasione della presentazione del suo ultimo libro si racconta e parla del rapporto con la sua città: «Sono nata qui, ma come scrittrice mi sono sempre nascosta»

Aurora per il grande pubblico è A. J. Foster

SENIGALLIA – Ha una storia bella ma complicata, Aurora che sceglie di non svelare il proprio cognome: «Nel mio lavoro di scrittrice – precisa – voglio usare soltanto lo pseudonimo», quello di A.J. Foster. È così che è conosciuta la giovane autrice marchigiana (che in pochissimi sapevano fosse senigalliese).  

Giovanissima, A.J. Foster ha soli 23 anni e vive già da sola. Sa cosa sia l’indipendenza e non ha paura di affrontare sfide complicate. Come quella che la vita le ha messo davanti ai tempi delle scuole medie, bullizzata da alcuni compagni di classe per via del suo aspetto fisico.

A. J. Foster mentre firma la copia del suo libro

Ora, invece, è il momento della rivincita. Una rivincita iniziata a 16 anni, quando la scrittura segna la sua più bella rinascita. Aurora comincia a scrivere senza più fermarsi. Inventa gli Harrison, una saga, sei libri. Il terzo, ˊNaively Mine. Ingenuamente mioˊ (edito da Magazzini Salani), sarà presentato alla Rotonda a Mare di Senigallia domenica (12 maggio). L’appuntamento, organizzato dalla Fidapa-Bpw Italy (in collaborazione con il Comune) è per le 17.30.

Aurora, chi sono gli Harrison?
«Una famiglia unita, che affronta insieme i vari problemi quotidiani nonostante i litigi e i dissapori che potrebbero scaturire in tutte le famiglie. ˊNaively Mineˊ è il terzo volume della saga e parla di Aron e Grace. Un libro che si distingue rispetto agli altri perché viaggia su personaggi più delicati e gentili. Grace deve occuparsi del padre malato, ha una vita difficile, ma è tanto delicata, forse un po’ ingenua. E Aron, pur essendo un Harrison, è dolce e paziente con lei. Racconto una crescita personale di entrambi i personaggi che vivono una relazione sana. E questo li distingue da tutte le altre coppie».

La presentazione a Senigallia, la sua città. Che rapporto ha con la Spiaggia di velluto?
«Un rapporto strano. Io sono nata qua, ma come scrittrice mi sono sempre nascosta da Senigallia. In altri posti, non ho mai avuto difficoltà a mostrare il mio volto, ma a Senigallia sì».

Perché?
«Quando ero piccola ho avuto un po’ di problemi a scuola».

Bullismo?
«Prima non lo definivo così, ora forse ho capito che si trattava di questo».

Le va di raccontare?
«Avevo dei compagni di classe particolari. Mi prendevano in giro perché ero una ragazzina un po’ in carne. Non ero grassa né obesa, ero solo un po’ in sovrappeso, non amavo lo sport, come invece lo amo oggi».

E quindi?
«E quindi ero spesso presa di mira. La scrittura è sempre stata una parte di me molto intima, che non ho mai condiviso con nessuno fino a che non ho pubblicato in cartaceo».

Neanche con i suoi genitori?
«No, ho iniziato a scrivere a 16 anni, alle superiori. E papà e mamma l’hanno saputo quando ne avevo 21. Ora, mi sento pronta e cambiata. Ma capisce che prima, condividere la scrittura con persone che mi avevano preso in giro per il mio aspetto fisico, mi faceva pensare che mi potessero sfottere anche per questo, per la mia passione. Ho persino cambiato città per fuggire dai bulli. Le superiori le ho fatte a Pesaro. Partivo alle 6 da Senigallia e tornavo alle 18. Ma quelli del tecnico-agrario sono stati anni bellissimi, mi sono divertita e ho trovato l’ispirazione».

Quanto dolore c’è nei suoi libri?
«In realtà maschero molto…».

Cosa direbbe ai suoi carnefici?
«Parlerei più ai loro genitori. Li farei riflettere: ˊSe avete un figlio che fa certe cose, fatevi un esame di coscienza. Siete stati bravi genitori? ˊ».

E a chi è vittima di bullismo?
«Se si tratta di aggressioni verbali, dico di non ascoltare il giudizio altrui».

Se domenica 12, tra il pubblico, scorgesse pure i suoi bulli?
«Non direi niente. Li perdono perché mi sono perdonata, la gentilezza anzitutto. Anche verso chi è stato cattivo con me. Se mi sono perdonata io, significa che ho perdonato anche te. Non porto rancore».

Gli Harrison abbiamo imparato a conoscerli. Ma la sua famiglia com’è?
«Una famiglia tipicamente marchigiana, mamma (Olga) cuoca e papà (Fabio) imprenditore. Mi sostengono da sempre. Anche quando sono voluta andare via di casa».

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