Pesaro

Visite agli anziani nelle Case di riposo. Cgil, Cisl e Uil: «Riaprire subito, l’80% degli ospiti è vaccinato»

I sindacati dei pensionati chiedono alle aziende sanitarie locali l'immediata applicazione dell'ordinanza del ministero della salute e si dicono pronti ad un incontro per discutere le modalità

cura degli anziani, alzheimer, demenze

PESARO –  I sindacati dei pensionati SPI Cgil, FNP Cisl e UILP Uil di Pesaro e Urbino chiedono la possibilità, per i parenti degli ospiti delle strutture residenziali per anziani, di poter visitare i propri cari.

«L’ordinanza del ministero della Salute, che, appunto, riapre le strutture alle visite dei famigliari, rappresenta da un lato un gesto di buonsenso, ma sancisce anche un diritto di civiltà al quale va data piena applicazione – spiegano Loredana Longhin (Spi) Vittorio Calisini (Fnp) Paolo Sacchi (Uilp) – Al provvedimento ora va data applicazione da parte delle Aziende sanitarie locali e dalle Direzioni sanitarie delle singole strutture, che dovranno valutare il contesto epidemiologico di riferimento.

In particolare, queste dovranno dare indicazioni per assicurare che le visite avvengano in sicurezza, disponendo l’eventuale sospensione solo in caso di focolai non gestibili o di zona rossa. Dal momento che circa l’80 per cento degli ospiti delle strutture hanno ricevuto la prima dose di vaccino, chiediamo che all’ordinanza venga data immediata attuazione».

Le sigle rilevano che «Ad un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, la necessità di prevenire nuovi contagi va modulata con quella di valorizzare e promuovere le relazioni sociali, interpersonali e familiari degli anziani ricoverati, per i quali l’isolamento vissuto in questo mese ha rappresentano causa di gravissime sofferenze, portando ansia, depressione e conseguente decadimento fisico. Come sindacati dei pensionati siamo fin da ora disponibili ad un incontro per discutere le modalità delle riaperture alle visite, in relazione alla situazione attuale al loro interno.

Allo stesso tempo riteniamo necessario che venga aperto un confronto con la Regione Marche e l’ASUR per ripensare ad un modello di assistenza residenziale per le persone non autosufficienti (rette in capo agli utenti, minuti di assistenza garantiti, requisiti strutturali minimi, numero di posti per stanza e altro) che la pandemia ha dimostrato essere profondamente sbagliato e pericoloso, in quanto basato solo su aspetti gestionali ed organizzativi che non tengono conto della sfera relazionale degli ospiti».

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