Pesaro

Varotti di Confcommercio Pesaro e Urbino: «Green pass, enormi problemi per le imprese: non riusciremo a sostituire il personale»

I timori riguardano la data del 15 ottobre, quando scatterà l'obbligo del Green pass: «Dipendenti e collaboratori fondamentali per le piccole aziende, siamo preoccupati»

Immagine di repertorio

PESARO – Obbligo green pass, il direttore Confcommercio Pesaro e Urbino Amerigo Varotti parla di «enormi problemi per il comparto».

«L’Italia è l’unico Paese europeo ma anche extraeuropeo a parte l’Arabia Saudita (il nuovo Rinascimento) che ha imposto l’obbligo del Green Pass per lavorare dal 15 ottobre prossimo. In difetto i lavoratori non potranno essere ammessi negli uffici, nelle fabbriche, nei negozi: resteranno temporaneamente senza lavoro e senza stipendio», sostiene Varotti. «La semplicistica e bizzarra soluzione adottata dal Governo Draghi, per sostenere una campagna vaccinale che solo la propaganda governativa giudica positivamente oltre che di dubbia costituzionalità (si priva il lavoratore del diritto al lavoro ed alla relativa retribuzione), scarica sulle imprese e particolarmente sulle PMI, quelle con pochi dipendenti, gli enormi problemi che da essa derivano. E non penso solo al problema della riorganizzazione dei controlli, della verifica dei green pass o dei periodici tamponi di chi il vaccino non l’ha fatto e non lo farà: ma alla forzata assenza di personale e collaboratori essenziali alla vita e sopravvivenza dell’azienda stessa.
Sono vaccinato e convinto della necessità di vaccinarsi per limitare i rischi ed i danni del contagio; sono convinto dell’obbligatorietà del vaccino per talune categorie (sanità e scuola innanzitutto) e contesto decisamente le falsità e le balle dei proclami sul web e sui social di chi diffonde ridicole stupidaggini sul “complotto per spopolare il pianeta” ordito da Governi e poteri tecnocratici».

Amerigo Varotti, direttore Confcommercio

Varotti sottolinea che «nella nostra Associazione – Confcommercio Pesaro e Urbino – siamo organizzati per far rispettare le disposizioni legislative e quindi gli obblighi derivanti; così come abbiamo informato le migliaia di imprese aderenti sulle azioni da mettere in atto e le sanzioni previste. Ma, ciò nondimeno, siamo preoccupati degli effetti negativi che tali disposizioni avranno sulla vita e sopravvivenza delle aziende. Comprese le “nostre” ovviamente. Perché non è possibile sostituire il personale che dobbiamo lasciare a casa per la personale scelta di non vaccinarsi.

Certo le disposizioni danno la possibilità di sostituzioni nelle imprese sotto i 15 dipendenti. Ma è una sciocchezza perché “nessuno nasce imparato” e la professionalità dei nostri collaboratori non la si ritrova così facilmente e poi nell’immediato e per un breve periodo. E poi, diciamola tutta, non vogliamo fare a meno dei nostri collaboratori che – nelle aziende piccole – sono quasi equiparati ai famigliari.

I problemi che tali disposizioni creeranno saranno enormi (anche il ricorso a ferie e permessi creerà seri problemi) ed è strano che il “Governo dei migliori” non le abbia previste. Già ora assistiamo a numerosi ripensamenti anche da parte di quei partiti e organizzazioni “filodraghiane” che avevano salutato con favore i provvedimenti governativi».

Varotti conclude: «Penso sia urgente rivedere tali disposizioni (ad esempio allungando la validità dei tamponi da 48 a 72 ore; di autorizzare i test nasali fai-da-te nelle imprese; eliminare le sanzioni ma incentivare l’uso di mascherine e distanziamenti) intensificando l’esortazione alla vaccinazione con una seria ed incisiva campagna di comunicazione per il “vaccino sicuro” non lasciata nelle mani e nelle pessime argomentazioni di Draghi o del generale Figliuolo».

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